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Catherine: quando l’amore è un incubo…

Catherine ha avuto uno sviluppo lungo e travagliato e dopo un periodo latente di notizie è stata confermata l'uscita europea. Il titolo porta con sé tanti dubbi e aspettative, vista la sua particolarità e il suo distaccarsi dal mercato attuale. Per fortuna l'attesa è finita anche per noi europei.

di: Mariano "TylerDurden" Adamo

Ed eccoci qui, pronti a testare Catherine, titolo edito da Atlus uscito ormai da tempo nella terra del Sol Levante. Un prodotto chiaramente atipico, in netta contrapposizione con quello che in questi ultimi tempi viene normalmente considerato videogioco. Dal suo annuncio, Catherine, un po’ come tutte le belle donne, ha fatto parlare di sé, di ciò che aveva da offrire e delle aspettative che si trascinava dietro, quasi come un profumo afrodisiaco.
Eccoci qui, dunque, desiderosi, ansiosi di intraprendere questo lungo e terrificante sogno…

Catherine, chi era costei?

Le donne: da sempre gioia e dolore dell’universo maschile. E se si parla di donne, è inevitabile che si finisca a parlare anche dell’amore. Purtroppo non sempre questo nobile sentimento trionfa, il lieto fine vale per le favole, non per le storie vere; ed ecco che scattano le incomprensioni, i tradimenti, le gelosie, le rotture. Quante volte un amore finisce a causa della classica scappatella? Tante, troppe. Di storie così, infatti, ne abbiamo già lette, ne abbiamo già viste.


Vincent è un ragazzo come tanti: un lavoro discreto, un gruppo di amici e la fidanzata dei tempi del liceo. La classica storia, la classica vita. Ma non sempre le cose vanno per il verso giusto. Vincent è oppresso dalle responsabilità, da un probabile matrimonio imminente e dal fatto che prima o poi dovrà, come si suol dire in questi casi, mettere la testa a posto. In questo periodo ricco di paure e aspettative incontra Catherine, dolce, fresca, bella, anzi bellissima. Da un lato il futuro che incombe e dall’altro lei, pronta a regalargli quella spensieratezza che sembrava aver perso. Ed è lì che scatta qualcosa, è lì che Vincent inizia a vivere la sua inquietudine emotiva. Dove sta la novità? Probabilmente da nessuna parte, come già detto questa è una storia come tante, niente supereroi o complotti terroristici, almeno così sembra…
Vincent, dopo l’incontro con Catherine, inizia a fare strani sogni, terrificanti, paurosi, ansiogeni. In tutto questo la TV inizia a diffondere la notizia che alcuni uomini – traditori come lui – hanno perso la vita proprio durante il sonno notturno. Sogno o realtà? Vita o morte? Fedeltà o tradimento? La vita di Vincent inizia a prendere una strana piega, e solo il tempo, solo la conoscenza, solo la verità possono riuscire a fargli trovare di nuovo un equilibrio.
Questa è a grandi linee la trama di Catherine. Vogliamo essere sinceri, descritta così non sembra un granché, tuttavia la forza del titolo Atlus non sta tanto nella scelta del tema ma piuttosto nel modo in cui si è deciso di raccontarla. La linea narrativa risulta sin dalle prime battute appassionante, immersiva, profonda. Impossibile non innamorarsene, impossibile rimanerne indifferenti. I personaggi stessi, semplici e reali, ci raccontano una storia che, esclusa la componente fantasy, potrebbe essere la nostra, ci fa sentire parte integrante della trama, quasi come se quei terrificanti sogni attendessero anche noi una volta spenta la console. Catherine è tutto questo, una storia forse come tante ma con la capacità di rapire e colpire chiunque.

Sotto il vestito

La trama ha “flirtato” con noi, ci ha sedotto e catturato; ma qualunque relazione, anche se videoludica, deve reggersi su basi solide. Se così non fosse, dedicarci ad un altro titolo ci verrebbe piuttosto facile. Indubbiamente Catherine punta molto sulla narrazione, a dirla tutta il gameplay stesso è quasi un effetto collaterale della sceneggiatura, un’estensione della trama stessa. Eppure anche nelle meccaniche di gioco c’è qualcosa capace di attirare la nostra attenzione, nonostante il vestito succinto di Catherine si veda di rado. Se le fattezze della protagonista femminile ci colpiscono subito, la parte giocata ha bisogno di uno sguardo più approfondito prima di poter essere apprezzata appieno. Iniziamo col dire che il gameplay si divide in due sezioni distinte: la prima avviene allo Stray Sheep, e punta più sull’interazione tra i personaggi che sull’azione; la seconda, invece, l’avremo durante i sogni tormentati di Vincent, e sarà il vero perno centrale del gameplay. Nelle sezioni diurne, come già anticipato, Vincent dialogherà con amici e clienti del bar, raccontando la sua storia e al tempo stesso ottenendo nuove informazioni sugli strani omicidi che avvengono durante la notte. Qui avremo modo di conoscere meglio i personaggi del gioco, interagendo anche con i clienti che si alterneranno di volta in volta. I discorsi sono piacevoli e spesso forniscono un buon diversivo alla parte squisitamente più action della produzione.
Non solo chiacchiere da bar, accedendo al menù del nostro cellulare, Vincent, da buon Don Giovanni, è in grado di ricevere e spedire SMS alle due donzelle. Non aspettatevi grandi cose in tal senso, ad ogni messaggio ricevuto possiamo rispondere con due o tre frasi selezionabili da un modesto gruppo; a seconda delle scelte, poi, i messaggi finali potranno essere composti sia in maniera dolce e comprensiva che diretta ed insensibile. Le nostre decisioni si ripercuoteranno direttamente sull’animo delle due fanciulle. Più in generale ogni scelta andrà ad influenzare un contatore di karma generale, sta a noi decidere se comportarci da angelo o da demone. Il bar si presenta quindi come un simulatore amoroso, poca azione e tanti discorsi, una sorta di versione giocata della stessa narrazione; pur non brillando per originalità, le ore allo Stray Sheep sono piacevoli e ben inserite nel contesto di gioco; forse si poteva osare di più su alcune scelte, come quella del telefono che ci è sembrata troppo statica e antiquata.

Tornati a casa, sprofonderemo – complice l’alcol – in un terrificante sonno. È qui che la vera anima di Catherine viene fuori. Nei nostri incubi saremo costretti a scalare una torre fatta di vari blocchi, in una sorta di puzzle-game ambientale. Lo scopo è ovviamente quello di portare a casa la pellaccia, l’idea degli sviluppatori, in linea con la narrazione, è quella di far affrontare a Vincent, e a noi giocatori di pari passo, un percorso verso la redenzione, alla ricerca quindi della verità e della felicità desiderata dal nostro protagonista.
Ok, c’è una torre da scalare, ma come? L’ambiente di gioco è composto da vari blocchi, il nostro Vincent è in grado sia di spingerli che di tirarli verso di sé, e ovviamente salirci sopra. Lo scopo ultimo, per descriverlo in maniera molto semplice, è ordinare i pezzi al fine di costruire una scala che ci porti in cima. Più facile a dirsi che a farsi. La particolarità di questi mattoni cubici è che il solo contatto con uno spigolo di essi è sufficiente per farli restare attaccati, in parole povere se spingiamo un cubo verso il lato vuoto dello schermo, questo non cadrà perché ancora attaccato all’ultimo blocco; per farlo cadere definitivamente, dovremo spingerlo ancora. Inoltre è possibile non solo salire di pezzo in pezzo, ma anche aggrapparsi ad essi e riuscire così ad avanzare in maniera orizzontale per raggiungere dove possibile altri blocchi e proseguire la nostra scalata. Se nei primi livelli è piuttosto semplice, con l’avanzare del gioco gli stage diventano sempre più ostici, obbligandoci a ragionamenti più complessi e soprattutto più veloci. A missione ultimata ci ritroveremo su di una piattaforma dove sono presenti altri sventurati sognatori, qui potremo salvare il gioco e intavolare diverse conversazioni. Da citare il discorso sulle tecniche, parlando con i vari personaggi visioneremo dei metodi di scalata, che ci insegneranno alcune semplici mosse per disporre i blocchi in maniera ordinata e sicura, al fine di facilitare il nostro percorso verso la salvezza. Qui potremo anche acquistare particolari oggetti, ritrovabili anche negli stessi stage, che ci aiuteranno non poco. Tra mattoni aggiuntivi, pillole per aumentare i nostri salti e campane magiche, le soluzioni sono parecchie. Come già detto poco sopra, il livello di difficoltà aumenta ad ogni livello, con l’aggiunta di blocchi speciali come quelli esplosivi e ghiacciati, che di fatto ci obbligano ad applicare strategie di volta in volta diverse. Da menzionare anche la presenza di alcuni boss che, pur non offrendo una grande varietà, regalano sezioni di gioco adrenaliniche ed appassionanti.
Tra un livello e l’altro Vincent verrà rinchiuso in un confessionale, qui la voce narrante ci proporrà diversi quesiti etici/morali e le nostre risposte, oltre che influenzare il contatore di karma già descritto, andranno a sommarsi con quelle date da altri giocatori. I sondaggi che ne risulteranno saranno divisi per sesso, così avremo modo di verificare le differenze comportamentali tra uomini e donne.

C’è da dire che, nonostante le premesse siano buone, il puzzle solving non risulta poi completamente avvincente: in parte per i controlli un po’ ballerini (soprattutto quando appesi ad una sporgenza) e poi per una telecamera poco mobile, il gameplay diventa talvolta frustrante e poco divertente. Se si considera unicamente la meccanica di gioco per quello che è, ne risulta che un leggero senso di déjà-vu è quasi inevitabile. Può capitare di superare delle sessioni unicamente per scoprire l’evolversi della trama piuttosto che per dedicarsi all’ennesima logorante scalata.
Quanto dura tutto questo? La nostra scalata ai titoli di coda è durata circa dodici ore che, considerando la natura del titolo, non sono male. Sommate poi il tempo che potrete spendere attraverso il multiplayer, rigorosamente offline. L’idea di inserire un comparto multigiocatore in un titolo così particolare è sicuramente coraggiosa, ma il fatto stesso che si sia voluto evitare l’online è la prova che gli sviluppatori non erano poi così sicuri di questa scelta, difatti entrambe le modalità necessitano di alcuni requisiti prima di poter essere intraprese, evitiamo di specificarli nel dettaglio per evitare fastidiosi spoiler. In ogni caso nella componente cooperativa, avremo modo di scalare insieme ad un amico alcuni stage, l’idea sarebbe anche divertente ma, in un gioco così votato al single player, tener conto di un altro personaggio su schermo rende tutto più difficile e complicato, e non in maniera divertente. Il versus regala qualche soddisfazione in più, i blocchi infatti saranno disposti parallelamente, e ogni giocatore avrà il compito di arrivare in cima prima dell’avversario. Nel complesso l’intero multiplayer è sì godibile, ma regala davvero poche emozioni rispetto alla portata principale.

Tinte pastello, musica del cuore

Presentandosi come un prodotto atipico sotto tutti gli aspetti, anche sul versante grafico Catherine non fa eccezioni. Lasciando a casa grafiche dal numero elevato di poligoni, il titolo Atlus si veste di un cel-shading ben progettato, cui si accompagnano le sequenze animate. Il risultato è un sapiente mix di tecnica e arte, in cui matita e colori sono gli unici elementi a rendere accattivante e con estrema semplicità una grafica che altrimenti ci sarebbe sembrata solo antiquata. Ammireremo quindi scene facilmente confondibili con anime giapponesi che ci narreranno la storia e il già citato cel-shading durante le fasi di gioco. Il compromesso è strepitoso, non tanto per la cura tecnica ma per essere riuscito ad amalgamarsi alla perfezione sia con il tipo di narrazione che con le fasi giocate. A rendere unica la produzione è la cura artistica riservata ad ogni aspetto visivo: il design di personaggi e ambientazioni è unico e facilmente riconoscibile. Catherine attinge a piene mani da tutta l’iconografia classica del genere ma, allo stesso tempo, la esalta facendo proprio ogni singolo elemento, al fine di creare un look unico e dal forte impatto visivo.
Mentre sullo schermo scorrono le immagini, una dolce musica ci accoglie nel più caldo dei sogni. Tra ritmi veloci e ballate romantiche, Catherine ci propone un comparto audio di pregevole fattura. Gli echi delle note ascoltate più volte ritorneranno nella nostra mente. Gli amanti della musica classica non faranno fatica a riconoscere artisti del calibro di Bach, Beethoven e Chopin. Entusiasmante, dolce, onirica, la colonna sonora saprà regalarci emozioni che trascendono il semplice videogiocare. Notevole anche il doppiaggio in lingua inglese, in perfetta sintonia con i movimenti labiali e che, grazie ad un cast di voci davvero ottimo, non ha nulla da invidiare a tanti famosi anime giapponesi.

Risplende il sole

Ed eccoci qui, svegli, coscienti, pronti a riabbracciare la realtà. La concretezza di questi pensieri rischiara la mente, distaccandoci da quella retorica spicciola che potrebbe trarci in inganno.
Cos’è Catherine? L’ultimo doloroso grido di un mercato sempre più afflitto dalla mancanza d’idee oppure un tentativo eccentrico di allontanarsi dal lavoro comune? No, nulla di tutto questo. Catherine è Catherine, senza indugi, senza pensieri, senza finzioni. Ti cattura nel senso più viscerale del termine, ti ammalia, ti disturba e ti colpisce lì, proprio dove non ti aspetti di essere colpito. Lontano dalla terminologia comune, dalle Killer Application, dai Must-Have, lontano – forse – anche dal mercato in cui inevitabilmente si affaccia. Lontano da tutto. Vicino solo all’essenza ludica, emotiva, profonda, assoluta. Abbandoniamo le etichette e guardiamo al voto unicamente come un dovere di cronaca, e lasciamo spazio al sogno.
Ed eccoci qui, pronti a dormire di nuovo, forse per l’ultima volta…