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Recensione Broken Sword 5: La Maledizione del Serpente

L'avventura punta e clicca è un genere sempre più raro in questi tempi fatto di FPS, RPG e open world vari. Su console poi è un genere che definire raro è dire molto poco complice anche un sistema di controllo meno adatto per questo tipo di esperienze. Ecco dunque arrivare Broken Sword 5: La Maledizione del Serpente su PS4 e Xbox One dopo essere approdato su PC oltre un anno fa. Il titolo segna il ritorno della serie di Revolution Software che si era affidato alle donazioni dei fan su Kickstarter, piattaforma che si conferma essere fondamentale per il ritorno di serie storiche o per un genere ormai divenuto di nicchia. Abbandonate mouse e tastiera, prendete il pad e svelate il mistero che si cela dietro 'La maledicciò'.

di: Luca Saati

L’avventura punta e clicca è un genere sempre più raro in questi tempi fatto di FPS, RPG e open world vari. Su console poi è un genere che definire raro è dire molto poco complice anche un sistema di controllo meno adatto per questo tipo di esperienze. Ecco dunque arrivare Broken Sword 5: La Maledizione del Serpente su PS4 e Xbox One dopo essere approdato su PC oltre un anno fa. Il titolo segna il ritorno della serie di Revolution Software che si era affidato alle donazioni dei fan su Kickstarter, piattaforma che si conferma essere fondamentale per il ritorno di serie storiche o per un genere ormai divenuto di nicchia. Abbandonate mouse e tastiera, prendete il pad e svelate il mistero che si cela dietro ‘La maledicciò’.

La Maledizione del Serpente

Siamo in Catalogna, anno 1937. L’esercito fascista attacca una villa che nasconde un misterioso dipinto chiamato ‘La maledicciò’. A salvarsi è solo un bambino che riesce a scappare mentre il padre finisce sotto il fuoco delle armi fasciste. Qui la storia fa un bel passo in avanti fino ad’arrivare ai giorni nostri. Siamo a Parigi, più precisamente in una galleria d’arte dove si sta tenendo una mostra a cui partecipano anche i nostri protagonisti, ovvero George Stobbart e Nico Collard. La mostra però non finisce nel migliore dei modi, un rapinatore ruba un quadro, che si scopre essere lo stesso del prologo, e uccide il curatore che ha tentato invano di fermare il malvivente. L’apparenza, però, inganna e ben presto George e Nico si renderanno conto che dietro a quella che sembra un semplice rapina si nasconde ben altro.
La sceneggiatura è ben scritta anche se in scena vengono messi una serie colpi di scena abbastanza prevedibili e una caratterizzazione dei personaggi secondari che alterna personalità molto interessanti e altre tutt’altro che memorabili. Nonostante tutto gli intrighi e i misteri della storia riescono a coinvolgere il giocatore. La prima parte della trama ha un ritmo un po’ lento, ma superate queste prime ore di gioco la storia decolla e tiene impegnata il giocatore fino alla fine raggiungibile in 10-12 ore.

Il ritorno di un classico

Il prodotto di Revolution Software riprende il gameplay classico delle avventure grafiche punta e clicca. Trattandosi di un genere adatto alla coppia mouse e tastiera sorge spontanea una domanda: come è stato adattato il pad? Il passaggio al sistema di controllo tipico delle home console è indolore e permette di trascorrere delle piacevoli ore di gioco. Con la levetta sinistra (o con il touch pad del Dualshock 4 su PS4) si controlla il cursore su schermo, con la destra si muove la telecamera, mentre i tasti frontali servono per svolgere determinate azioni come interagire con l’ambiente, aprire l’inventario e così via.
Per avanzare nel gioco bisogna superare una serie di enigmi che si fanno via via sempre più difficili con alcuni che richiedono anche un po’ di pensiero laterale e di fantasia per essere portati a termine. La risoluzione degli enigmi infatti non risulta mai impossibile, l’importante è controllare con attenzione gli ambienti del gioco per cercare i vari indizi sparsi qua e la, così come fondamentale risulta conversare con i personaggi secondari coinvolti nella vicenda. Gli oggetti raccolti vengono inseriti nell’inventario e all’occorrenza vanno combinati tra di loro per risolvere alcuni puzzle.
Gli esperti del genere troveranno pane per i loro denti con i puzzle di Broken Sword 5, i principianti possono comunque stare tranquilli. Infatti il gioco propone un sistema di consigli che vi offre suggerimenti per poter avanzare nell’avventura. Non abbiate paura quindi di rimanere bloccati per ore e ore in un livello a causa di un enigma all’apparenza impossibile.

Ritorno alle origini

La grafica di Broken Sword 5 vede un ritorno alle origini della serie. Gli sviluppatori infatti hanno inserito sfondi bidimensionali disegnati a mano a differenza dei personaggi che presentano dei modelli poligonali in cell-shading. Il risultato è sicuramente pregevole. I modelli dei personaggi sono infatti ottimi, ma ciò che più ci è rimasto impresso è la direzione artistica con scenari splendidi da vedere, ricchi di dettagli e con una palette di colori vivace che dona agli sfondi una vita propria.
Dal punto di vista sonoro segnaliamo un discreto doppiaggio in italiano accompagnato da una piacevole colonna sonora. Segnaliamo che su PS4 il titolo sfrutta anche l’altoparlante del Dualshock 4 che funge da auricolare mentre si utilizza il telefono presente nell’inventario dei protagonisti.

Commento finale

Broken Sword 5: La Maledizione del Serpente è un’ottima avventura grafica grazie a un sistema di controllo che ben si adatta al pad delle console, una buona longevità, una direzione artistica splendida e dei puzzle tosti che richiedono di utilizzare una parte del nostro corpo (il cervello) che spesso il media videludico ci chiede purtroppo di spegnere. Certo la trama ci mette un po’ a decollare, ma superata questa prima fase saprà catturarvi allo schermo fino alla sua conclusione. Il prezzo budget a cui viene messo in vendita poi rende consigliabile il videogioco di Revolution Software sia agli amanti del genere, sia a chi cerca qualcosa di più tranquillo da giocare tra un tripla A e l’altro.

  • Enigmi degni di un’avventura grafica

  • Artisticamente splendido

  • La storia cattura fino alla fine…

 

  • …Ma ci mette un po’ a decollare