Recensioni

Recensione Bravo Team

di: Simone Cantini

Dopo il galvanizzante Farpoint, il PlayStation Aim aveva finito per cadere prevedibilmente nell’ombra, per lo meno per quanto concerne gli attivi sforzi di Sony. Mancava, difatti, un titolo esclusivo in grado di sfruttare in maniera efficace il plasticoso, quanto esaltante, grigio fucile messo in commercio dalla compagnia nipponica. E allora chi meglio dei ragazzi di Supermassive, oramai veri abituè della realtà virtuale, potevano scendere in campo con una produzione ed un bundle dedicato? Mi riferisco, ovviamente, a quel Bravo Team di cui vi andrò purtroppo a parlare tra pochissimo.

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Zona di guerra

Ok, per un momento farò finta che non abbiate già sbirciato il voto che ho assegnato a Bravo Team, pertanto mi illuderò di avere ancora tutto lo spazio necessario per introdurre e trattare il nuovo gioco del team inglese. Che illuso sono a volte. Tutto prende il via durante una missione di scorta, che si svolge in un non meglio precisato paese dell’est europeo: nei panni di uno sventurato soldato, vedremo assaltato il blindato su cui viaggiamo assieme ai nostri compagni e alla presidentessa di questa nazione. La donna viene ovviamente rapita, e noi ed un nostro commilitone ci ritroveremo ad essere gli unici sopravvissuti di quello che ha tutti i connotati di un vero e proprio attentato. Abbandonati nel bel mezzo di una zona di guerriglia urbana, dovremo riuscire a sopravvivere lungo una decina di missioni dalla narrativa non certo esaltante, in cui saremo chiamati a fare piazza pulita dei sovversivi, sfruttando l’intelligenza artificiale del nostro compagno, oppure demandandone il controllo ad un altro giocatore in carne ossa recuperato sul web. L’idea, a dispetto delle tematiche non certo originalissime, ha un certo fascino, vista la natura fortemente cooperativa di Bravo Team, peccato che il tutto finisca per schiantarsi rovinosamente contro un’infrastruttura ludica che rasenta l’assurdo, e che si dimostra quanto mai incapace di sfruttare a dovere la tecnologia a sua disposizione.

Scelte discutibili

A dispetto di quello che si potrebbe pensare, viste le capacità motorie permesse dal PlayStation Aim, la struttura di Bravo Team ricorda in tutto e per tutti gli on-rail shooter, il che non sarebbe neppure un male visto come la realtà virtuale abbia dimostrato di adattarsi perfettamente ad una simile tipologia di produzioni. Tra i cui esponenti migliori figura, guarda un po’, lo stesso Until Dawn: Rush of Blood degli stessi Supermassive. Tutto ruoterà, dunque, attorno alla necessità di spostarsi da un punto all’altro delle anguste mappe di gioco, sfruttando le coperture offerte e cercando di falciare il più rapidamente possibile le forze avversarie, in perfetto Time Crisis style. Il sistema potrebbe anche essere apprezzabile, se solo le uniche periferiche di controllo ammesse fossero i limitanti Move, ma dato che Bravo Team può essere giocato sia per mezzo di un classico pad che di un PlayStation Aim (con il quale è pure venduto in bundle!), è inconcepibile che lo studio abbia scelto di non implementare il movimento libero, limitandosi a sfruttare il classico teletrasporto, anche se in questo caso tale espediente è camuffato da una improbabile transizione animata. Dico improbabile perché, nonostante il gioco sia impostato sulla visuale in soggettiva, durante gli spostamenti la camera si posizionerà alle spalle del nostro alter ego, facendoci vivere simili momenti in terza persona. La scelta è quanto mai spiazzante e goffa, e finisce per minare in modo marcato il senso di immedesimazione garantito dalla realtà virtuale. Questa, comunque, sarebbe una lacuna marginale se solo Bravo Team non fosse afflitto da altre magagne, che alla fine della fiera finiscono per far decadere i vantaggi offerti dal PlayStation VR. Tra queste bisogna sottolineare lo sbilanciato tracciamento del fucile, che a schermo riproduce una posizione delle nostre braccia alquanto innaturale (mentre in Farpoint tutto funzionava alla perfezione), situazione che va a braccetto con una precisione di rilevamento sballata in alcuni casi, che ci porta a compiere manovre talvolta astruse per prendere efficacemente la mira. Ok, si può sempre giocare con il pad, ma a questo punto conviene puntare su di un FPS che non preveda di fasciarci la testa con il visore Sony. La stessa offerta complessiva, inoltre, finisce per deludere, vista la brevità della campagna, a cui si affianca la possibilità di cimentarsi in sfide a punti. Insomma, un pacchetto non proprio debordante.

Volevo solo dirv…

A risollevare le sorti di Bravo Team ci pensa, allora, il comparto tecnico che, vista la natura statica dei suoi stage, può permettersi di proporre un colpo d’occhio tutto sommato convincente, forte di una pulizia generale decisamente palpabile. Luci ed ombre affliggono invece il lato audio, con un doppiaggio in lingua italiana che, a dispetto della buonissima realizzazione, più volte finisce per vedere interrotte a metà intere frasi. Una situazione alquanto strana per un’esclusiva Sony che, sotto questo punto di vista, si è sempre comportata in maniera più che egregia.

E niente, dopo due digressioni virtuali che avevano saputo convincermi, i ragazzi di Supermassive non riescono a completare con successo il vecchio adagio “non c’è due senza tre”. A dispetto di una interessante velleità cooperativa, che comunque riesce a funzionare in modo egregio, Bravo Team ha finito per cadere vittima di una realizzazione complessiva mediocre, minata anche da alcune scelte di design sinceramente inconcepibili. Limitare le possibilità motorie offerte da una periferica come il PlayStation Aim è risultato un errore imperdonabile, che viene acuito da un consistenza complessiva sinceramente impalpabile e da alcuni errori di rilevamento in grado di rendere ancora più difficile sentirsi davvero al centro dell’azione.