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Recensione Binaries

di: Simone Cantini

Se parliamo di puzzle game il cervello diviene improvvisamente, anche se come il buon Homer siamo soliti sbomballarlo di birra, il nostro migliore amico. Il suo essere più o meno allenato, debitamente reattivo e capace di compiere millemila ragionamenti al secondo, può trasformare un innocuo videogame in un’esperienza da incubo. O può far apprezzare senza remore un semplice ammasso di bit. Come ci insegna il nostro Binaries.

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Un analogico per due

La trama in un puzzle game è pari alla bontà testuale di un film hard, quindi inutile aspettare che, una volta avviato il software, scatti improvvisamente una molla che giustifichi l’inanellarsi degli stage. Ci basterà sapere, per essere in qualche modo invogliati nella progressione, che le due piccole palline colorate che compaiono sullo schermo devono raggiungere i rispettivi traguardi, evitando tassativamente i vari ostacoli che incontreranno. La cosa particolare di Binaries è che entrambe saranno comandate dal medesimo movimento dello stick analogico, pertanto sarà indispensabile tenere costantemente d’occhio, nello stesso momento, le due distinte porzioni di gioco. Tendenzialmente avremo uno schermo diviso a metà, con le due sfere ognuna adagiata all’interno del proprio riquadro. Se siamo fortunat, quindi,i ci troveremo davanti due strutture simili, magari speculari, ma non mancheranno (anzi, la faranno da padrone) livelli in cui il loro cammino andrà ad incrociarsi, mettendo a dura prova le nostre capacità mentali. I primissimi livelli di gioco, da questo punto di vista, potrebbero quasi ingannare, abili come sono a celare la reale sfida nascosta all’interno del codice di Binaries: bastano difatti pochi minuti di gioco per venire catapultati all’interno di un delirio costruttivo che, pur presentando schemi dall’ampiezza tutt’altro che proibitiva, cela al suo interno un tasso di sfida decisamente tarato verso l’alto. Il raggiungimento dell’uscita, però, non sarà l’unico ostacolo da superare per uscire vincitori da Binaries, dato che ai perfezionisti non passera certo inosservato il fattore tempo: concludere gli stage entro un determinato numero di secondi, difatti, sarà ricompensato con una medaglia, il cui valore sarà maggiore quanto più veloci saremo nel compiere l’impresa.

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Intelligenza minimale

Inutile cercare la bellezza di Binaries nella sua rozza estetica: la messa in scena è difatti volutamente minimale e priva di fronzoli. Le geometrie schematiche che accompagnano il giocatore si sono comunque rivelata assai funzionali all’esperienza proposta, dato che riescono ad evidenziare in maniera efficace, senza rischi di distrazione, gli elementi salienti dei vari stage sui quali è bene riflettere prima di mettersi in movimento. Minimale, come vuole la tradizione, anche l’accompagnamento sonoro e lo spartano menu che consente l’accesso ai vari livelli. Questi, dato il loro ingente numero e la difficoltà non certo amichevole, vi terranno di sicuro impegnati per molto tempo.

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Alla prova dei fatti Binaries si è rivelato un puzzle game di ottima fattura, capace di stuzzicare con intelligenza gli appassionati del genere. Il concept apparentemente banale è stato declinato in maniera molto interessante dai ragazzi di Ant Workshop, i quali sono stati in grado di concepire un prodotto in grado di dare del filo da torcere ai player. Un buon numero di contenuti, unito ad un tasso di sfida di tutto rispetto fanno di Binaries un gioco decisamente da provare.