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Recensione Batman Arkham Origins – Blackgate

E’ un po’ troppo facile pensare di liquidare Batman Arkham Origins – Blackgate come un dimenticabile spin-off per macchine portatili di una saga famosa; né sarebbe altrettanto giusto pensare ad esso come una semplice operazione commerciale di appoggio al capitolo Origins appena pubblicato per home console. Blackgate è molto, ma molto di più che questo...

di: Daniele "SteelTurtle" Mancuso
E’ un po’ troppo facile pensare di liquidare Batman Arkham Origins – Blackgate come un dimenticabile spin-off per macchine portatili di una saga famosa; né sarebbe altrettanto giusto pensare ad esso come una semplice operazione commerciale di appoggio al capitolo Origins appena pubblicato per home console. Vero, l’idea potrebbe sembrare legittima in virtù del fatto che le vicende narrate in Blackgate originano esattamente nell’epilogo di Arkham Origins, e che quindi il videogiocatore potrebbe avere l’impressione che il nuovo gioco degli Armature Studio per PS Vita e 3DS debba essere pensato come una specie di enorme DLC del summenzionato prodotto per PS3, Xbox e Wii U.
Un approccio che ha senso ma che non rende affatto giustizia a quello che invece, considerato in totale indipendenza artistica, risulta un più che soddisfacente action-game per console portatili tanto nelle meccaniche che nella realizzazione tecnica e nella resa delle inconfondibili atmosfere del mondo del Cavaliere Oscuro, specificamente in quella versione rivisitata negli ultimi anni in chiave molto “Dark” dalla cinematografia di Nolan e dai videogames dei Rocksteady Studios.
 
La trama di Blackgate non si erge esattamente in qualità dalla media rinvenibile in qualunque videogame con protagonisti dei supereroi, ma d’altronde essa non potrebbe essere diversa da quella che è, visto che stiamo parlando appunto di storie di personaggi mascherati, mica di libri di James Joyce. Tre mesi dopo gli avvenimenti narrati in Batman Arkham Origins, veniamo a sapere che i cattivissimi Joker, Penguin e Black Mask, rinchiusi nel penitenziario di massima sicurezza di Blackgate, hanno inspiegabilmente condotto al successo una rivolta dei criminali rinchiusi all’interno dello stabile, assumendone il controllo e suddividendo la prigione in tre distinte aree sotto l’amministrazione di ognuno dei tre “capi”. Il commissario Gordon richiede quindi l’aiuto di Batman per tentare di riprendere Blackgate e liberare il personale di polizia carceraria tenuto in ostaggio. Quella che però anche a Batman sembra al principio solo una piccola rivoluzione tra malfattori per il controllo di un carcere, si rivelerà presto qualcosa di molto diverso, ben più pericoloso per l’intera Gotham City e governato ad alto livello da avversari decisamente più temibili dei criminali di Blackgate

It’s Batman! Now in 2.5D Scope!

Blackgate “comprime” la natura familiare dei precedenti episodi del Batman tridimensionale dei Rocksteady in un riuscitissimo scenario 2.5D; scenario che grazie ad un proverbiale uso di rotazioni dinamiche della camera fa talvolta dimenticare al giocatore la natura specifica di platform game a scorrimento orizzontale del titolo, e favorisce invece un feeling molto vicino a quello sperimentabile in uno dei due precedenti episodi della saga di Arkham. Va detto che è certamente nella realizzazione tecnica, nelle scenografie e nelle dinamiche di gameplay di Blackgate che traspare direttamente l’indubbia esperienza degli americani Armature Studio rispetto alla creazione di un competente mix stilistico fatto di esplorazioni alla “metroidvania” e di quei “Batman moments” peculiari dei capitoli per home console.
L’idea di una sorta di Castlevania nel mondo del Cavaliere Oscuro non nasce probabilmente a caso. Molti dei membri di Armature Studio provengono dalle fila dei Retro Studios e in particolare dai team responsabili dei mai troppo celebrati Metroid Prime per Game Cube e Wii. L’ispirazione di Blackgate è stata quindi evidente sin dai primi screenshots del prodotto presentato alla stampa per la prima volta nella primavera dello scorso anno, un vero e proprio “companion game” del titolo Warner per console casalinghe, il notorio Batman Arkham Origins disponibile nei negozi proprio in questi giorni.
Ed è questa duplice natura di ispirazione che colpisce fin dai primi minuti di avventura. Da una parte, soprattutto coloro che hanno giocato in precedenza ai due episodi della saga di Arkham proveranno la strana sensazione di essere di fronte ad una versione “Sandwich” del titolo da loro conosciuto, e forse all’inizio ciò potrebbe non risultare estremamente piacevole. Una volta però comprese le meccaniche di base di Blackgate, la percezione delle potenzialità del sistema di gameplay emergeranno in tutta la loro forza. Il fatto è che muovere Batman in un contesto semi-bidimensionale, ingaggiando nemici attraverso il soddisfacente sistema di combattimento “free flow” e utilizzando tutti i tipici gadget dell’uomo pipistrello –dal batarang per gli attacchi a distanza al batclaw per arrampicarsi sulle sporgenze dei muri-, per non parlare della risoluzione di enigmi ambientali più o meno semplici attraverso il “detective mode”, funziona bene anzi benissimo anche in questa versione del videogame.
Vero, diversi aggiustamenti nel sistema di gioco si sono resi necessari per adattare Batman al piccolo schermo: Blackgate rinuncia ad esempio all’uso degli experience points guadagnati in battaglia dal Cavaliere Oscuro per la progressione delle proprie capacità o per l’acquisizione di gadget e armature più evolute. Qui invece il tutto è stato semplificato nella ricerca di oggetti sparsi lungo tutta la mappa, i quali una volta raccolti donano nuove abilità al protagonista o sbloccano funzionalmente l’accesso a nuove zone della gigantesca prigione. A mio avviso, le parti meglio riuscite del prodotto risiedono però nelle ottime sequenze di combattimento tra Batman e i nemici disseminati nelle varie locazioni di Blackgate.
Pur trasposto in un contesto 2D infatti, il sistema “free flow” risulta di notevole impatto scenografico, con il protagonista impegnato a concatenare fluidamente colpi offensivi e manovre difensive con l’uso di appena due tasti e con addirittura le familiari sequenze ravvicinate e in “rallenty” delle finishing moves peculiari dalla regia di Arkham Asylum e Arkham City.

Un concentrato di Arkham, grazie… Ah, e due cubetti di ghiaccio

Alcune variazioni sussistono nelle logiche di combattimento rispetto alla versione di Batman per home console. Per esempio in Blackgate è possibile comprendere quale sia il raggio visivo degli avversari semplicemente entrando in “detective mode” con un tocco del touch-screen di Vita, e decidendo quindi quale sia il momento opportuno per Batman per attaccare o meno restando nel frattempo in agguato da qualche “vantage point” sul soffitto o sui muri. Inoltre ora, sempre in modalità detective, il colore con cui viene raffigurato Batman muta in virtù di quanto egli sia visibile o meno ai nemici, aiutando ciò non poco il giocatore a reagire velocemente onde evitare di ritrovarsi ad attirare l’attenzione degli avversari più insidiosi.
Per il resto, in Blackgate vengono replicati con successo tutte le manovre sthealth e quelle possibilità di esplorazione offerte tipicamente negli episodi di Arkham Asylum & City, date dalla presenza di grate, condotti dell’aria, muri che possono essere fatti esplodere e passaggi segreti dentro i quali nascondersi e colpire i criminali al momento opportuno, o anche dalla la possibilità di aggirare costoro e posizionarsi in angoli più adatti ad evitare lo scontro frontale corpo a corpo con troppi avversari contemporaneamente.
Apprezzabile è la presenza di missioni aggiuntive e di molti bonus collezionabili, anche in questo caso un suppletivo simile ai classici enigmi del Riddler dei capitoli di Arkham: sparsi per la prigione di Blackgate, Batman potrà identificare molteplici oggetti e documenti che, raccolti in numero sufficiente, sbloccheranno dal menu principale del gioco sia delle pregevoli illustrazioni ispirate alla mitologia del Cavaliere Oscuro, sia completeranno i requisiti necessari per mettere a disposizione del giocatore dei costumi aggiuntivi per il protagonista, ognuno dotato di caratteristiche migliorative rispetto alle prestazioni della divisa “standard” dell’uomo pipistrello . Nulla di rivoluzionario o di fondamentale, ma comunque un gradevole espediente per tenere incollata una persona allo schermo per ben più di quello 9-10 ore necessarie a concludere la modalità della storia principale.
Un ultimo doveroso dettaglio riguarda il fatto che, nel pieno rispetto di un gioco “alla Metroidvania”, Blackgate permette una libertà notevolissima di esplorazione in lungo e in largo della mappa di gioco, e l’accesso alle differenti aree della stessa secondo l’ordine preferito dell’utente. Il titolo degli Armature Studio arriva persino ad offrire finali multipli basati su quale dei tre boss principali si deciderà di affrontare per ultimo.

Un degno capitolo minore

Non so se prima di leggere questa recensione vi siate mai posti il problema di come potrebbe essere un Batman su console portatili di ultima generazione. Forse alcuni di voi potrebbero aver sempre pensato che, con le idee giuste e con un team sufficientemente capace, ne sarebbe potuto scaturire un bel gioco. Beh, se è esattamente questo ciò che avete pensato allora vi farà piacere sapere che avevate assolutamente ragione.
Il Batman degli Armature Studio è un solido action-game, con una ottima realizzazione tecnica (a tratti realmente impressionante sullo schermo OLED di PS Vita), e una competente struttura esplorativa che ha luogo all’interno di mappe di gioco il più delle volte molto ben congeniate. A migliorare ulteriormente il feedback della produzione c’è di sicuro anche l’architettura “aperta” dei livelli, derivata dall’ispirazione metroidiana e che è d’altra parte l’unico sistema possibile nell’ambito delle 2 dimensioni (e mezzo) di ricostruire quel tipo di struttura “sandbox” degli equivalenti episodi di Arkham delle home console. Non siamo di fronte ad un gioco in grado di ridefinire alcuno standard, certo, e la natura derivativa di Blackgate è evidentissima agli occhi di qualunque videogiocatore dotato di sufficiente esperienza con i classici episodi di Castlevania o i primi Metroid, ma ciò non toglie nulla ai meriti della produzione.
Peccato per la durata relativamente contenuta del gioco, intorno alla decina di ore come si diceva più sopra, e per la mancanza di consistenti incentivi a ricominciare l’avventura una volta concluso il primo play-through. Con un po’ di tempo di sviluppo in più a disposizione degli Armature Studio e un budget di produzione più alto, probabilmente questo Blackgate sarebbe diventato una vera e propria killer application da avere assolutamente per la vostra PS Vita o il vostro 3DS. Dovrete invece “accontentarci” solo di un bel gioco in 2.5D di Batman ispirato agli eventi di Arkham Origins, destinato agli amanti della serie e a coloro in cerca di un valido titolo action-adventure per la propria console. Un vero peccato, eh?…