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Recensione Assassin’s Creed Origins

di: Luca Saati

Se potessimo tornare indietro di 10 anni e dire a Ubisoft che Assassin’s Creed diventerà uno dei brand più famosi della storia videoludica, probabilmente la stessa casa francese ci prenderebbe per pazzi. Con questo non vogliamo dire che Ubisoft all’epoca non credesse nel potenziale di questo franchise, semplicemente stiamo dicendo che il livello di popolarità raggiunto era inimmaginabile all’epoca. Era infatti la fine metà del mese di Novembre di ben 10 anni fa che il primo capitolo di Assassin’s Creed debuttò su PS3 e Xbox 360, si trattava di un titolo non privo di difetti, ma il carisma del suo protagonista e il fascino della sua ambientazione hanno catturato milioni di giocatori che non si dimenticheranno mai il momento in cui hanno fatto la conoscenza di Desmond Miles nel presente e del suo antenato Altair durante la Terza Crociata in Terra Santa. Semplicemente fu amore a prima vista, Ubisoft intuì il potenziale di questa saga, riuscì a vederci lungo e spinse il piede sull’acceleratore, così due anni dopo ecco arrivare quello che è uno, se non addirittura il, capitolo più amato da tutti, quell’Assassin’s Creed II che si sposta in Italia dove un baldo giovane fiorentino di nome Ezio Auditore inizia la sua storia di vendetta contro i Templari diventando successivamente il capo della confraternita degli Assassini. Assassin’s Creed II fu un campione di vendite e così Ubisoft cambiò registro iniziando a sfornare un nuovo capitolo ogni anno. Una strategia che ad oggi possiamo dire tranquillamente che le diede ragione, in fondo una saga e i suoi personaggi non entrano nell’immaginario collettivo per puro caso. Quello di Assassin’s Creed infatti è ormai un brand cross-mediale che si è esteso un po’ ovunque tra fumetti, film, cortometraggi animati e spin-off videoludici di vario tipo tra prodotti mobile e altri con visuale in 2.5D su console. A furia di tirare la corda però finisce per spezzarsi, e con Assassin’s Creed Unity è successo proprio questo, un capitolo che se lo guardiamo oggi lo giudichiamo sicuramente positivo per la sua qualità e un ritorno alle origini per quanto riguarda l’ambientazione, tuttavia il lancio fu completamente rovinato da una serie di bug e problemi tecnici che hanno compromesso non solo la qualità del gioco ma anche il futuro della saga con il successivo Assassin’s Creed Syndicate che venne bistrattato un po’ da tutti. Così Ubisoft decise che era arrivato il momento di prendersi una pausa e di raccogliere le idee. Eccoci quindi arrivare ad Assassin’s Creed Origins, un titolo che ha vissuto un intero anno sotto il ciclone dei rumour e che vuole rappresentare un nuovo inizio per una saga che, siamo sicuri, ci accompagnerà per tanti anni ancora.

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“Agiamo nell’ombra per servire la luce…”

Come il nome suggerisce, Assassin’s Creed Origins racconta delle origini del credo degli Assassini e della lotta contro i Templari, noti all’epoca come Ordine degli Antichi. Ci troviamo nell’antico Egitto durante il periodo tolemaico dove impersoniamo Bayek di Siwa, un Medjay, una sorta di sceriffo che protegge gli abitanti di questa affascinante terra dalle minacce. Nonostante la sua carica che lo fa apparire sempre come un uomo d’onore, meritevole di rispetto e sempre disponibile ad aiutare il prossimo, Bayek è prima di tutto un cane rabbioso in cerca di vendetta (per un motivo che non vi diciamo per evitarvi spoiler) pronto a scatenare tutto ciò che ha in corpo per eliminare i suoi nemici. Durante il racconto, il Medjay diventa sempre più vittima degli eventi passando da un obiettivo all’altro senza accorgersi effettivamente a cosa sta portando quella scia di sangue che si tiene dietro di sé. Ad accompagnarlo nella sua missione troviamo la moglie Aya, un personaggio più riflessivo che bilancia in un certo modo l’istinto che guida il marito. La loro ricerca di vendetta li porterà nel mezzo della guerra tra la regina Cleopatra e il fratello Tolomeo per il controllo dell’Egitto.

Come potete intuire quindi, in Assassin’s Creed Origins non mancano i numerosi riferimenti storici come da tradizione della saga e mette in scena una storia che racconta in modo credibile fatti realmente accaduti aggiungendoci ovviamente quel retrogusto tipico che comporta la guerra tra Assassini e Templari. Qui gli Assassini non esistono ancora, ma in Bayek ritroviamo tutti quegli elementi che li caratterizzano permettendoci così di scoprire tantissimi retroscena sul credo a partire dall’uso delle piume dell’aquila, per poi passare alla lama celata e al rituale che prevede un taglio (divenuta poi una semplice incisione con Ezio) dell’anulare della mano fino ad arrivare al detto che dà il nome a questo paragrafo. I Templari invece, nonostante un nome diverso, si dimostrano sin da subito i soliti affabulatori pronti ad architettare dietro le quinte il loro piano per il controllo del mondo. Quello di Assassin’s Creed Origins è un racconto convincente e coerente, non privo di difetti a causa di una parte centrale che mette leggermente da parte la narrativa per lasciar spazio al gameplay consentendo al giocatore di decidere in quale ordine uccidere una serie di obiettivi in modo non così dissimile da quanto visto in Ghost Recon Wildlands. Quando però Ubisoft vuole raccontare la storia, riesce nell’obiettivo di catturare il giocatore senza porsi limiti mettendo quindi in mostra un paio di scene forti e d’impatto, intrighi politici e anche un po’ di amore con un rapporto tra Bayek e Aya ben sviluppato. Dove però la narrazione esplode è nel finale facendo in più di un’occasione l’occhiolino ai fan (un po’ come J.J. Abrams con Star Wars: Il Risveglio della Forza) che non possono non emozionarsi mentre il tutto viene raccontato sotto le note della canzone Ezio’s Family arrangiata per l’occasione.

C’è poi il presente di cui non raccontiamo nulla nel dettaglio per non spoilerarvi niente. Ci limitiamo a dire che queste scene ritrovano un po’ di spessore dopo essere state abbandonate dopo la dipartita di Desmond, ritrovano anche un nuovo personaggio che ha un nome e un volto. Nonostante le buone intenzioni di Ubisoft, il tutto si scioglie come neve al sole a causa di intermezzi brevi che subiscono il medesimo trattamento ricevuto dal compianto Desmond (un gioco con lui protagonista grida ancora vendetta). Non ci resta che incrociare le dite in ottica futura per questo scenario.

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“… siamo Assassini!”

Così familiare, ma anche così nuovo. Ecco come descrivere in poche parole il gameplay di questo Assassin’s Creed Origins. Il feeling restituito dal gioco infatti fa subito sentire a casa i fan, ma allo stesso tempo riesce a riempirli di tante novità che a tratti stupiscono, mai avremmo pensato infatti questo tipo di evoluzione per la saga.

Assassin’s Creed Origins infatti non è solo un action/adventure, ma anche un RPG grazie a una struttura ludica completamente rivista dalle fondamenta. Facendo qualsiasi compito, a partire dalla scoperta di nuovi luoghi, all’uccisione di un nemico o il completamento di una missione, Bayek ottiene esperienza che porta a un aumento del livello con tanto di punto abilità da spendere in un apposito skill tree. Quest’ultimo è strutturato in tre rami che si intersecano tra loro e permette di sbloccare abilità passive, nuove mosse e non solo: Cacciatore permette di migliorare l’uso dell’arco e in generale degli attacchi a distanza; Guerriero migliore le capacità nel combattimento corpo a corpo mediante lo sblocco di nuovi attacchi capaci di renderci ancora più inarrestabili; Veggente consente l’uso di trappole e di una serie di abilità più ‘esotiche’ come ad esempio l’addestramento degli animali da sfruttare po in combattimento o la meditazione per cambiare l’ora del giorno (in stile Metal Gear Solid V: The Phantom Pain). Ma la componente RPG non è finita qui perché adesso troviamo anche un sistema di loot con armi che hanno un loro livello e un grado di rarità identificato da tre diversi colori (blu, viola e oro, rispettivamente per comune, raro e leggendario); le armi possono essere anche potenziate mediante i mercanti che, con una cifra in denaro che varia in base alla rarità della stessa, pareggia il loro livello al nostro. Facciamo un piccolo esempio per rendere quest’ultimo passaggio più chiaro: siamo al livello 35, nell’inventario possediamo una spada leggendaria (non smontatele mai queste o ve ne pentirete, mentre non vi fate problemi per quelle viola o blu) di livello 10 che ormai risulta inefficace contro i nemici di pari livello al nostro, ecco che è possibile dare denaro ai mercanti che portano quindi quella stessa arma al livello 35 rendendola di nuovo letale e utile in combattimento. Infine il sistema di crescita riguarda anche la nostra armatura con un sistema di crafting che consente di spendere dei materiali (ottenuti tramite la caccia o smantellando le armi inutilizzate) per potenziare elementi come la pettorina, la faretra, la lama celata e così via. Ovviamente per ottenere risultati soddisfacenti durante le missioni conviene sviluppare di pari passo questi tre elementi (livello, armi e armatura).

Altro elemento profondamente cambiato è il combat system: dimenticatevi lo scimmiottamento del free flow system di Batman visto in Assassin’s Creed Syndicate, quello proposto da Assassin’s Creed Origins è un sistema decisamente più profondo in grado di dare sicuramente più soddisfazioni. I combattimenti presentano innanzitutto un sistema di hitbox e si basano su un mix tra attacchi leggeri e pesanti (RB e LT su Xbox One), uso della parata (LB) e della schivata (X). L’attacco pesante si rivela utile per spezzare la guardia dei nemici e renderli quindi vulnerabili per qualche secondo ai nostri attacchi, se invece i nemici risultano grossi e lenti magari può essere più utile la schivata per aggirarli e colpirli così alle spalle o sul fianco con tanto di danni critici evidenziati dal numerino giallo sulle loro teste (sì, c’è il numerino dei danni come in un RPG). Troviamo anche una barra di adrenalina che una volta riempita permette di sferrare un attacco più potente o di entrare in uno stato di berserk per qualche secondo. Descritto così il sistema può apparire semplice, e in fondo lo è visto che il gioco cerca sempre di mantenere una certa accessibilità, tuttavia a dare spessore e profondità a questi momenti ci pensano diversi fattori come le già citate abilità che permettono di sbloccare nuovi attacchi, le tipologie di armi e di nemici. Nel caso delle armi c’è davvero l’imbarazzo della scelta tra spade normali e ricurve, doppie spade, asce, lance, martelli pesanti e mazze con ogni tipologia che richiede un diverso stile di combattimento. Ad esempio le doppie spade richiedono di mettere da parte lo scudo rendendo quindi la parata meno efficace in favore delle schivate e di attacchi molto più veloci; le asce invece sono l’opposto risultando molto più lente ma in grado di fare più danno con un singolo colpo; le lance e le mazze riescono a coprire grandi distanze, tuttavia la maggiore velocità va a discapito della potenza bruta; le spade invece sono la classica via di mezzo in grado di accontentare tutti. Un discorso simile possiamo farlo anche con gli archi che cercano di emulare le bocche da fuoco dei videogiochi moderni e si dividono in quattro tipi: quelli da caccia sono i più classici e richiedono di essere caricati a ogni colpo, quelli da predatore sono paragonabili ai fucili da cecchino, quelli da guerra a uno shotgun e infine quelli veloci a una mitra. Se i primi due risultano molto efficaci durante lo stealth di cui vi parleremo tra un attimo, gli altri due si comportano meglio durante il combattimento vero e proprio. Così come le armi, anche i nemici presentano una buona varietà rispecchiando le caratteristiche che vi abbiamo descritto poc’anzi e richiedono quindi differenti approcci in base a chi vi trovate d’avanti. L’intelligenza artificiale riesce finalmente a fare un buon lavoro con gli avversari che attaccano tutti insieme e non aspettano il loro turno, mentre intanto dalla distanza gli arcieri cercano di infastidirci. In generale quindi ci si può ritenere soddisfatti dal combat system di questo Assassin’s Creed Origins che presenta una buona solità e riesce ad offrire un buon livello di sfida (a proposito il gioco propone tre livelli di difficoltà) e richiede la giusta attenzione visto che può capitarvi di incontrare il nemico in grado di uccidervi con un paio di colpi se non addirittura uno. Peccato solo per una telecamera non sempre perfetta che negli spazi ristretti fa i capricci (in questi casi vi sconsigliamo di utilizzare il lock on sui nemici), e i combattimenti a cavallo o contro altri animali che non riescono a restituire le stesse sensazioni descritte poco fa presentandosi decisamente più approssimativi.

La difficoltà aumentata di questo Assassin’s Creed Origins va a esaltare ulteriormente lo stealth che senza ombra di dubbio è l’elemento più familiare per i fan della saga con Bayek in grado di nascondersi nell’erba alta, nel fieno, di attirare gli avversari con un fischio e di compiere uccisioni dall’alto con la lama celata. Non fatevi però ingannare da tutti questi elementi così simili ai precedenti episodi perché anche qui Ubisoft ha pensato di inserirci il tocco di RPG. La lama celata ad esempio può risultare inefficace contro i nemici di livello più alto togliendo loro solo una parte di salute, discorso simile lo facciamo anche per gli archi la cui quantità di danno cambia anche in base a dove abbiamo mirato (un colpo alla testa ad esempio porta a un colpo critico). Addio anche all’occhio dell’aquila sostituito da una vera aquila di nome Senu addestrata da Bayek il cui utilizzo è paragonabile al drone del già citato Ghost Recon Wildlands. Senu, la cui efficacia migliora mano a mano che si completano i classici punti di sincronizzazione nei luoghi sopraelevati, sorvola la zona permettendoci così di pianificare ogni mossa dopo aver individuato tutti i nemici e i vari punti di interesse da sfruttare magari per trarne vantaggio come passaggi nascosti utili per avanzare inosservati. A differenza del combattimento, nelle fasi stealth l’IA risulta però ancorata al passato con nemici non particolarmente brillanti e facilmente aggirabili durante la pattuglia. Nota positiva però la evidenziamo nell’integrazione del ciclo giorno/notte all’interno della struttura di gioco con gli NPC che a una certa ora vanno a dormire, di conseguenza se in una base trovate troppi avversari, magari può esservi utile andare in meditazione, far arrivare la notte ed entrare in azione quando il numero di guardie è decisamente inferiore.

Il fascino del deserto

Non dimentichiamoci poi dell’esplorazione, da sempre uno degli aspetti più affascinanti della saga. Da notare innanzitutto uno schema di controllo completamente nuovo che abbandona il vecchio sistema di corsa tramite la pressione del grilletto destro, in favore di un sistema più tradizionale. La corsa è quindi gestita completamente dalla levetta sinistra, la scalata dalla sola pressione del tasto A e la discesa dal tasto B. Per il resto il parkour è quello tipico della serie ma reso un pochino più libero con Bayek in grado di arrampicarsi praticamente ovunque un po’ come capita al prode Link in The Legend of Zelda: Breath of the Wild. Questo si traduce in un’esplorazione più libera nella natura selvaggia con il protagonista in grado di arrampicarsi su qualsiasi scogliera, mentre con gli edifici bisogna sempre tenere a mente i soliti appigli. Altro cambiamento riguarda poi la scomparsa di una mini mappa in favore di un radar sullo stile degli RPG di Bethesda come The Elder Scrolls V: Skyrim e Fallout 4 con numerosi punti interrogativi da scoprire che spronano all’esplorazione e alla curiosità. In Assassin’s Creed Origins abbiamo infatti passato le ore semplicemente ad esplorare lo scenario tra tesori da depredare, fortezze nemiche da liberare, animali da cacciare, combattimenti nelle arene, corse delle bighe, tombe da esplorare e non solo. Questi momenti sono semplicemente deliziosi sia quando in groppa ad un cavallo (o un cammello), sia a piedi che a bordo di una barchetta sul Nilo. Il gioco di Ubisoft è enorme, ricchissimo di contenuti, dopo poco tempo vi troverete praticamente sommersi da missioni secondarie di buon livello e altre attività, noi siamo arrivati ai titoli di coda allo scoccare della quarantatreesima ora di gioco lasciandoci alle spalle una pletora di compiti non indifferente. Se ve lo gustate con calma quindi supererete facilmente le 50 ore di gioco con Assassin’s Creed Origins; un tempo che non risulterà mai troppo pesante grazie alla già citata capacità del titolo Ubisoft di incuriosire il giocatore nell’esplorare l’ambiente e nello spronarlo ad aumentare di livello completando attività secondarie visto che le missioni principali presentano tra loro uno stacco non indifferente dal punto di vista del livello consigliato.

L’antico Egitto risulta poi una delle ambientazioni più ispirate della saga. Un misto tra Assassin’s Creed IV: Black Flag e i capitoli più tradizionali come il secondo, Brotherhood o Unity. Esplorare il deserto o le acque del Nilo ricorda molto da vicino quei momenti a bordo della propria nave nell’oceano del capitolo piratesco della saga, mentre le città presentano architetture maestose e ricche di dettagli di origini romane che possono ricordare proprio gli edifici visti in Italia con Ezio o in Francia con Arno. Ma l’Egitto non è solo un agglomerato di sabbia poiché presenta oasi, zone paludose, templi abbandonati e, ovviamente, le meravigliose piramidi tutte da scalare. Addirittura restando troppo tempo a vagare nel deserto Bayek viene colpito anche da delle allucinazioni con un effetto grafico creato ad hoc che rende il tutto ancora più coinvolgente. Peccato che una realizzazione artistica di primissimo livello non sia accompagnata da un motore grafico nuovo: l’AnvilNext comincia a sentire il peso degli anni e questo comporta modellazioni poligonali e espressioni facciali non al passo coi tempi, compenetrazioni poligonali eccessive e un frame rate non sempre stabile (lo abbiamo provato su Xbox One S). Presente anche qualche bug, niente di grave da compromettere l’esperienza di gioco, ma è giusto segnalarvelo. Ottimo invece l’audio con un doppiaggio in italiano curato e musiche nuove ispirate e vecchi classici che i fan apprezzeranno sicuramente.

Commento finale

Assassin’s Creed Origins è il capitolo perfetto da cui far ripartire la saga. Il gioco di Ubisoft pone infatti delle solide basi su cui costruire i futuri nuovi episodi che già non vediamo l’ora di scoprire. Non è un videogioco esente da difetti: la narrazione nella parte centrale abbandona un po’ troppo il giocatore, l’intelligenza artificiale nelle fasi stealth non convince pienamente e il motore di gioco comincia ad accusare il peso degli anni. Tuttavia siamo sicuri che i fan riusciranno a chiudere un occhio su questi difetti ed ameranno il lavoro svolto da Ubisoft che è riuscita a rinnovare una formula di gioco grazie a una spruzzata di RPG e un combat system finalmente solido mantenendo quegli elementi tipici che hanno reso celebre la serie negli anni. Chi qualche anno fa aveva messo una pietra tombale sulla serie pronunciando le parole ‘requiescat in pace’ che gli Assassini sono soliti dire riuscirà a ricredersi in questa occasione. Assassin’s Creed è tornato e noi guardiamo con ottimismo al futuro. Ubisoft non ci deludere.