Recensioni

Armikrog

di: Simone Cantini

Magari il nome di Doug TenNapel non dirà molto ai giocatori più giovani, ma per chi ha qualche allegra primavera alle spalle come il sottoscritto è impossibile scindere l’artista americano da Earthworm Jim. Erano gli sgargianti anni a 16 bit e il folle lombrico spaziale riuscì a farsi rapidamente strada nei cuori dei possessori di console grazie ad un concept assolutamente fuori di testa (pur trattandosi sostanzialmente di un platform) e ad una realizzazione tecnica magistrale. Poi fu il turno di The Neverhood, in cui la mai troppo sopita passione per l’animazione in stop motion di Doug, unita ad un valore ludico di tutto rispetto, riuscirono a fare nuovamente centro: ed è proprio da questo piccolo gioiello, il cui debutto risale a venti anni fa, che Armikrog muove i suoi passi. Sarà nuova gloria?

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Verso l’infinito e oltre!

L’eroe stavolta, per quanto molto simile al Clayman di due decenni fa, è il buffo Tommynaut, esploratore spaziale partito alla ricerca di risorse utili al sostentamento del proprio popolo. Una volta atterrato su Spiro 5, il pianeta sui cui si trova il preziosissimo P-Tonium, Tommy ed il suo fido cane parlante Beak Beak vengono assaliti da un’orrenda creatura e solo a stento riescono a mettersi in salvo trovando rifugio all’interno della fortezza di Armikrog. È qua che, tra un’enigma e l’altro, il morbido duo riuscirà a far luce sul destino della popolazione di Spiro 5, non senza però essere riusciti a conquistare i giocatori grazie alla loro azzeccatissima caratterizzazione. Se già con The Neverhood era stato possibile saggiare con mano la bontà videoludica della claymation, è con Armikrog che questa particolare tecnica realizzativa raggiunge nuove vette, restituendoci l’impressione di controllare in prima persona una produzione del celeberrimo studio Aardman.

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Semplificare la storia

Fedele al suo predecessore, l’ultima opera di TenNapel e soci si presenta ai giocatori come un’avventura punta e clicca di stampo decisamente classico, sia per quanto concerne l’impostazione di fondo che per ciò che riguarda la costruzione e lo svolgimento degli enigmi. Proprio questi ultimi, difatti, rappresentano un chiaro rimando ai tempi d’oro dell’interfaccia SCUMM, un’epoca in cui la soluzione non era mai scontatissima e sin troppo a portata di mano. Le meccaniche risolutive proposte in Armikrog non saranno eccessivamente banali ed immediate, fattore che potrebbe spaventare i giocatori che non sono cresciuti a pane e tentacoli viola. Grazie soprattutto ad una narrazione che si mantiene quasi sempre in disparte, limitandosi ad accompagnare le azioni di Tommynaut e Beak Beak, i meno avvezzi al genere potrebbero trovare quanto mai astruse e prive di senso alcune scelte ludiche di Armikrog, ma è proprio in questo suo voler essere fortemente old style che si può ritrovare uno dei punti di forza della produzione Pencil Test Studios. Questo retaggio fortemente retrò, però, stride in maniera marcata con una semplicità di approccio al gameplay che è impossibile non notare: l’assenza di un inventario e della classica interfaccia di selezione delle azioni, difatti, finisce per appiattire sensibilmente le emozioni legate a questo cerebrale ritorno al passato e finisce, per assurdo, con il semplificare forse un po’ troppo la vita al giocatore. E tenendo conto che la longevità complessiva si attesta attorno alle quattro ore, a cui si va ad aggiungere un riciclo di alcuni enigmi, una simile scelta non può certo che infastidire i giocatori più smaliziati e tutti coloro che, dopo venti anni, si sarebbero aspettati un erede di The Neverhood contenutisticamente più allineato.

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Morbidezza artigianale

Sarà un lavoro sfiancante ed impegnativo, ma è innegabile come a livello visivo la scelta di realizzare tutta la grafica di gioco tramite l’animazione a passo uno abbia donato ad Armikrog uno stile impeccabile. La produzione Pencil Test Studios, difatti, è visivamente uno spettacolo capace di rivaleggiare con le produzioni del già citato studio Aardman. La caratterizzazione dei set di gioco e dei personaggi è di primissimo livello e trasmette in maniera palese tutta la passione riversata da TenNapel e compagni nel progetto. Lo stesso accompagnamento sonoro, realizzato dal cantautore statunitense Terry Scott Taylor è dannatamente catchy ed in grado di accompagnare in maniera magistrale le varie situazioni.

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Arrivare dopo così tanti anni di attesa ed essere chiamati a confrontarsi con un piccolo classico non è certo un compito semplice, però Armikrog riesce a tenere botta, pur non sbancando come magari ci saremmo aspettati. Se visivamente parlando è impossibile muovere anche un solo appunto al lavoro svolto da Pencil Test Studios, è sul versante contenutistico che le perplessità si fanno maggiormente sentire. Premiare spassionatamente una longevità un po’ troppo ridotta, per di più macchiata da un riciclo di alcuni enigmi, risulta quanto mai difficile, ma non per questo il nuovo lavoro di TenNapel deve essere bocciato senza appello.