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Recensione Akiba’s Trip Undead & Undressed

Akiba's Trip - Undead & Undressed è un titolo che potrei definire “particolare”, ma questo vocabolo non rende giustizia a quello che è effettivamente lo spirito del gioco. Per moltissimi Akiba potrebbe risultare completamente senza senso, lento, e permeato da un umorismo incomprensibile. Non vi nascondo che le prime impressioni che ho avuto siano state esattamente queste, ma essendo un fan di vecchia data di manga ed anime, la cultura giapponese è comunque riuscita a mettere radici su di me, e per questo ho cercato di andare più a fondo nella vicenda, e scoprire cosa il titolo ha realmente da offrire.

di: Marco Licandro

Akiba’s Trip – Undead & Undressed è un titolo che potrei definire “particolare”, ma questo vocabolo non rende giustizia a quello che è effettivamente lo spirito del gioco. Per moltissimi Akiba potrebbe risultare completamente senza senso, lento, e permeato da un umorismo incomprensibile. Non vi nascondo che le prime impressioni che ho avuto siano state esattamente queste, ma essendo un fan di vecchia data di manga ed anime, la cultura giapponese è comunque riuscita a mettere radici su di me, e per questo ho cercato di andare più a fondo nella vicenda, e scoprire cosa il titolo ha realmente da offrire.

Leggende metropolitane e contratti di lavoro

Il gioco si svolge in Giappone ad Akihabara in uno dei distretti tecnologici e più trafficati di Tokyo. Una volta creato il nostro protagonista, ci ritroveremo a svegliarci su un comodo lettino… completamente legati ad esso, prigionieri di uno strano personaggio che finirà per parlarci di vari compiti che dovremo svolgere. A parer suo, dovremo svolgerli obbligatoriamente, poiché a quanto pare il nostro arguto protagonista ha firmato un contratto di lavoro accettando le clausole che conseguivano l’esecuzione dei compiti assegnati senza obiezioni.
In realtà, questo va’ molto oltre il semplice part-time, poiché tra le varie leggende di quartiere, qualcuna sembra essere vera. Alcuni esseri, infatti, sembrano rapire giovani ragazzi e ragazze, rubandogli la linfa vitale, e noi sembriamo proprio essere una delle prossime vittime.
Il successivo salvataggio da parte di una misteriosa ragazza di nome Shizuku, armata del solo ombrello, ci porterà fuori dall’angusto luogo, ma i combattimenti ci avranno stremato a tal punto che ci verrà chiesto di bere del sangue per ripristinare le nostre ferite.
Si, parliamo di vampiri, qui chiamati “Synthisters”, con tanto di problemi con la luce solare e via dicendo. Proprio quest’ultima è letale, per questa razza, ed è per questo che l’unico modo per non svanire fra atroci sofferenze è… rimanere vestiti.
Ecco spiegato in breve la motivazione del titolo. Undead, riferito ai vampiri, ma soprattutto Undressed: svestiti. Il nostro scopo, infatti, sarà quello di combattere contro i nemici strappandogli, letteralmente, i vestiti di dosso, così da denudarli ed esporli in tutta la loro gloria alla luce solare.
A questo punto molti di voi avranno già smesso di leggere. Per i temerari, beh si, c’è dell’altro.

Combattimenti, dialoghi, e tanto fan service

Il gioco si alterna tra fasi di lunghe (talvolta molto lunghe) conversazioni tra i personaggi, strutturate con il tipico stile giapponese con figura fissa e testo sottostante, esplorazione e combattimenti. 
La parte action è abbastanza divertente, soprattutto per la folle richiesta del gioco, che ci vedrà intenti a pestare i nemici fino a consumargli, ed infine strappargli, i vestiti.
Avremo a disposizione tre pulsanti, ognuno riferito alla parte alta, media o bassa del corpo. Ogni attacco sarà più o meno veloce, e andrà a ridurre ad uno straccio gli abiti dell’avversario. Quando ci sentiremo abbastanza pronti potremo tentare uno strappo.
Lasciando premuto il pulsante relativo alla parte di vestiario da togliere, il nostro personaggio tenterà di sottrarre il copricapo, la maglietta, i pantaloni o la gonna della vittima.
Se avremo fatto bene il nostro dovere, riusciremo nell’intento al primo tentativo. Altrimenti, una lotta a suon di pressione continua del pulsante tenterà di abbassare le difese dell’avversario.
Una volta sottratto l’abito in questione, alcuni quick time event ci permetteranno, tramite pressione del corretto pulsante, di svestire anche altri membri del gruppo in rapida combo. Se avremo consumato abbastanza i vestiti di tutti i personaggi prima di entrare nei QTE, avremo la possibilità, una volta lasciati in mutande, di sottrargli anche quelle. I personaggi si vedranno quindi coperti da un bagliore luminoso nelle parti intime (…) e fuggiranno in preda alla vergogna, ammesso che non evaporino prima alla luce solare.
Alcuni oggetti, abbastanza assurdi a partire da semplici ombrelli a finire su monitor del pc, potranno essere raccolti da terra durante le fasi d’azione, ed essere utilizzati in battaglia per pestare i nemici con più vigore.
Finite le fasi action, potremo scorrazzare liberamente nel quartiere di Akihabara, ed entrare in negozi per fare acquisti riguardanti cibo, vestiario, e poter tenere quindi sotto controllo le statistiche del personaggio, cambiando gli abiti e aumentando quindi i vari parametri. Mi sento in obbligo di sottolineare che, nonostante le caratteristiche uniche del quartiere, la mappa è comunque molto piccola e divisa in mini sezioni, costringendoci a continui caricamenti che vanno a rallentare, ancor di più se possibile, il gioco.
Avremo anche disposizione un cellulare per tenerci in contatto con gli amici che ci aiuteranno nella missione anti-synthister, con una impostazione social abbastanza comune ed intuitiva.
Le fasi di storia invece, come avevo già accennato prima, ripercorrono lo stile classico delle avventure giapponesi, molto simili ad un anime interattivo. I personaggi effettueranno lunghe conversazioni, permettendoci talvolta di poter rispondere in maniera più o meno corretta (sono riuscito a giungere ad un game over nei primi 5 minuti di gioco), andando dalle risposte attinenti alla storia, a quelle più scostanti basate su risposte fuori luogo o con allusioni sessuali.
Ovviamente la parte sessuale è molto presente nel gioco, e non nego di credere che, il fatto del poter spogliare i nemici, sia la parte che più interessi il target del gioco. 

In conclusione

Vista la povertà dei combattimenti, che non richiedono nessuna skill in particolare al giocatore, e vista la povertà anche delle texture e dei modelli poligonali, il gioco è ristretto ad una ristretta nicchia di giocatori, amanti del Giappone e del quartiere di Tokyo, del fan service, degli anime, e dell’umorismo (neanche troppo tipico) giapponese.
Tecnicamente il gioco non eccelle, e difatti mi sorprende che la versione PS4 sia in dirittura d’arrivo. Personalmente non è riuscito ad entusiasmarmi, nonostante io mi ritenga di mentalità molto aperta, e se dovessi consigliare una piattaforma sceglierei probabilmente PS VITA, per via dell’utilizzo in mobilità e nei ritagli di tempo.
Posso quindi dire ufficialmente che, in conclusione, il titolo è duplice e non è possibile attribuirgli un voto reale e distaccato in quanto, se per la maggior parte del pubblico Akiba’s Trip è qualcosa dal quale tenersi alla larga, per la stretta nicchia di giocatori amanti del genere è invece qualcosa di unico ed originale nel suo genere, che vale sicuramente l’acquisto.
Lascio quindi un voto indicativo che sta nel mezzo, sperando che tramite questa recensione, io sia riuscito ad avvicinare ed allontanare il diverso target di giocatori, così da rendervi sicuri del suo (non) acquisto.