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I videogiochi una forma d’arte? Non The Witcher secondo il suo story director

di: Luca Saati

Marcin Blacha, story director di CD Projekt RED, in una recente intervista ha parlato della serie The Witcher e sulle priorità che i team di sviluppo polacco si impongono quando devono lavorare su un videogioco. Blacha ha dichiarato che fa parte della cultura videoludica polacca dare priorità alla storia, creare un universo narrativo, un background e personaggi profondi. The Witcher 3: Wild Hunt è stato il culmine di questo modo di pensare, ma tra gli esempi citati dallo sviluppatore troviamo This War of Mine, titolo di 11 bit studios basato sugli eventi dell’Assedio di Sarajevo.

The Witcher può essere considerato come una forma d’arte?

“A questo tipo di discussioni ho partecipato molte volte, ma non sono mai riuscito a convincermi al riguardo. So che i giochi sono una parte importante della cultura, è fuori discussione. Ma possono essere arte, o parte di essa? Penso di si, ma non se consideriamo la massa, nel senso che non tutti i giochi sono opere d’arte. Nel caso di The Witcher non penso che lo sia, nonostante ci siano artisti che esprimono sé stessi nella creazione di giochi.

I film sono differenti poiché condotti da chi li scrive dall’inizio alla fine. Ci sono alcune forme d’arte che assumono certi livelli di interazione con il pubblico. Ma possiamo affermare con sicurezza che l’arte in senso tradizionale è molto meno interattiva rispetto ai videogiochi. In questo caso, gli artisti sono gli sceneggiatori, ma sono i giocatori ad esserne i director finali, perché sono loro a decidere cosa accade a schermo, e in quale modo. È una discussione complessa di cui non mi sono abbastanza competente per discuterne, ma posso vedere chiaramente la differenza tra i film di Bergman ed un videogioco. Primo punto, un gioco non è concepito per divenire un’opera d’arte. Secondo, abbiamo un giocatore che prende decisioni su come il gioco si svolgerà.”