Cinema Recensione

Jim & Andy: The Great Beyond – Quando il cinema supera la realtà

di: Simone "PulpGuy88" Bravi

Un giorno Maria, figlia di Andy, arrivò sul set e si diresse nel camerino per parlare con suo padre. Rimase nel camerino a parlare con quell’uomo per circa un’ora. Si abbracciarono, piansero, risero. Come un padre e una figlia che si ritrovano dopo tanti anni. Maria non aveva mai conosciuto suo padre, Andy Kaufman, che era morto quindici anni prima.

Nessuno ha mai saputo realmente cosa fosse successo sul set di Man on the Moon. Inizialmente non lo capiva Miloš Forman, regista del film, non lo capiva la produzione nè, tantomano, riuscivano a capirlo il resto del cast e la troupe. Jim Carrey, assunto come interprete principale del film, decise che per interpretare Andy Kaufman, sarebbe dovuto sparire. E così fece. Dal primo giorno di riprese Jim Carrey non si presentò sul set. Al suo posto, in carne ed ossa, appariva come in un sogno il vero Andy Kaufman. Al di là dell’impressionante trasformazione fisica, dopo delle relativamente brevi sessioni di trucco e parrucco, immaginate lo stupore sui volti degli amici e dei parenti di Andy nel vedere una persona che cammina allo stesso modo, che parla con lo stesso tono di voce, assume le stesse espressioni e si comporta come il vero Andy. C’è stato un legame, una connessione, una scintilla divina in grado di rendere possibile tutto questo. E il talento di Jim Carrey…Il talento di un artista immenso, che a quasi vent’anni di distanza ci racconta, guardandoci negli occhi, cosa ha significato per lui girare quel film. E lo fa con gli occhi lucidi, occhi che trasmettono tristezza e malinconia. Una sensazione destabilizzante per tutti quelli che sono stati abituati a dimenticarsi i problemi della loro vita, fosse anche un paio d’ore, ridendo con i suoi film. E’ però lo sguardo di una persona consapevole, che sembra aver capito che fama e ricchezza non sono la risposta alle domande che ti pone la vita.

Jim & Andy: The Great Beyond è probabilmente la produzione più importante di tutto il catalogo Netflix. Un documentario capace di addentrarsi come non mai nella psicologia di due artisti “bigger than life” come direbbero dall’altra parte dell’oceano. La lavorazione di Man on The Moon, film sulla vita del celebre comico Andy Kaufman, morto di cancro nel 1984, non fu affatto facile. Non fu facile perchè sul set del film, oltre ad Andy, compariva spesso anche il suo detestabile alter ego Tony Clifton, personaggio sul quale si potrebbe parlare per ore. Vi basti pensare che spesso Tony Clifton, durante gli spettacoli, veniva interpretato oltre che da Andy, anche da suo fratello e da Bob Zmuda (uno dei migliori amici di Kaufman, che compare spesso nel documentario). Questo permetteva ai due di comparire spesso contemporaneamente sulla scena. La trovata andò avanti per anni e fu talmente riuscita da convincere milioni di persone, tra le quali migliaia di giornalisti, che Tony Clifton fosse una persona reale.

Le riprese di questo backstage sono rimaste segrete e custodite negli uffici privati di Jim Carrey per quasi vent’anni. Tra un’immagine di repertorio e l’altra ascoltiamo Carrey mentre spiega quanto profondamente sia stato toccato dalla storia di Andy, da sempre suo idolo e fonte d’ispirazione, quanto la sua arte abbia influenzato la sua carriera ed il modo in cui ha deciso di approcciarsi a questo mondo. E’ forse la prima volta che un attore mette così a nudo le proprie emozioni e i propri stati d’animo. E le sensazioni di Jim fluiscono attraverso lo schermo e ci invadono corpo e mente. In quella che è probabilmente la più grande interpretazione della sua carriera, Jim Carrey vede un’occasione. L’occasione di scomparire, di prendersi una pausa da se stesso. E non siamo sicuri che sia mai tornato. Quello che parla alla telecamera, infatti, è un uomo che ha tutta l’aria di essere esausto. Esausto di tutto ciò che concerne essere un attore di successo. Di tutto quello che riguarda l’apparire, il portare una maschera e mostrare al mondo una persona che non è reale.

Ma The Great Beyond, unitamente a Man on the Moon (film dovreste vedere assolutamente se ancora non lo avete fatto), è anche una straordinaria testimonianza del talento di Andy Kaufman. Il talento mostrato come comico sul palco (anche se egli non ha mai gradito la definizione di comico in quanto “Non ho mai raccontato una barzelletta in vita mia“, come ripeteva spesso) ed un talento ancor più raro: quello di saper entrare nella vita delle persone e soprattutto di rimanerci. L’atmosfera surreale che permea questo imperdibile documentario, come permeava il set di Man on the Moon dopotutto, lo rende un qualcosa di unico e mai visto prima dora (in tutti i sensi). Un’esperienza quasi spirituale. Fino a che punto un attore può spingersi nel suo lavoro? Fino a che punto un attore può amare quello che sta facendo tanto da arrivare a farsi odiare dal suo regista, dal cast e dall’intera troupe per tutta la durata delle riprese? E’ questo “Il grande al di là“: il riuscire a far scomparire quel labile confine tra realtà e finzione.

C’è solo un piccolo problema, un neo che potrebbe rovinare la visione di questo autentico capolavoro. Lo sguardo di Jim Carrey, di cui parlavamo prima. Sostenere quello sguardo è stata una delle cose più difficili della mia vita. Quello sguardo mi ha fatto venire un sacco di brutti pensieri, ma ho cercato di non farci caso. Mi sono concentrato a riflettere se sia stata più grande la leggenda di Andy Kaufman o la sua trasmigrazione nel corpo di Jim Carrey.

Ad oggi una risposta non sò ancora darmela.