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Final Fantasy Saga

In occasione dell'imminente arrivo del nuovo capitolo di una delle serie videoludiche piu' longeve e acclamate di sempre, siamo orgogliosi di proporvi questo speciale al fine di ripercorrere insieme, passo dopo passo, la storia di Final Fantasy, dalle origini piu' lontane ai giorni nostri. Lasciatevi trasportare dolcemente dalle onde magiche di questa opera artistica ventennale made in Japan. Seguiteci.

di: Redazione

PlayStation 2

Ed eccoci arrivati all’era PS2, croce e delizia. Finalmente un nuovo universo da conquistare, nuove possibilità artistiche, nuove frontiere tecniche da abbattere offerte da un hardware di nuova generazione.
Tuttavia queste esigenze di natura romantica ed astratta dovevano fare i conti con il ben concreto e vertiginoso rosso nel bilancio di SquareSoft: come circa quindici anni prima, la compagnia si trovava sull’orlo del tracollo, stavolta perché vittima del colossale investimento fallito nel costosissimo film in computer grafica Final Fantasy: The Spirits Within (2001). Distribuito nelle sale nel 2001 e costato più di 130 milioni di dollari, il lungometraggio aveva lasciato una voragine nelle finanze della compagnia, snobbato anche da parecchi fan e supporter della saga perché praticamente privo di legami con la serie da loro amata. Tutto ciò nonostante l’altissima qualità dell’animazione che, attestandosi a livelli di fotorealismo mai visti prima, fece tremare Hollywood facendo dubitare il mondo della necessità delle star del cinema e dei loro cachet da capogiro, dato che si poteva ripiegare su molto meno esigenti attori virtuali. A tutt’oggi solo gli stessi programmatori Square hanno fatto di meglio su tale scala, con Advent Children del 2005.

Risanare il bilancio era priorità assoluta. Ed era il difficile compito di Final Fantasy X (2002).
L’uscita del primo episodio della serie su PS2, ben visto per la sua grafica stupefacente e per i coraggiosi cambiamenti apportati al gameplay, la chiusura e la vendita in blocco degli studi di Square Pictures, insieme con l’immediatamente successiva fusione d’emergenza con la casa rivale Enix (SquareSoft non esiste più dal 1° Aprile 2003: al suo posto, appunto, la nuova realtà dal nome Square-Enix, presieduta da Yoichi Wada; legalmente, fu Enix ad assorbire Squaresoft) significarono una boccata d’ossigeno per le casse della società nipponica. La crisi economica poteva dirsi superata.

Ma a quale prezzo? Final Fantasy X scende a compromessi tutto sommato innocenti, un po’ come il suo predecessore; nulla che il bellissimo ammanto grafico permesso dalla console nera di Sony non riesca a far dimenticare, soprattutto ai giocatori meno esperti e consapevoli. Come definire inquadrature ammiccanti, character design femminili al limite del porno soft, l’ostentata nudità di gran parte della popolazione della tropicale Spira, una facilità di fondo alle soglie del ridicolo mascherata da difficoltà estrema con l’ausilio della necessità di ore di allenamento nell’ordine delle centinaia per poter anche solo pensare di affrontare boss da milioni di HP se non come elementi tesi ad allargare quanto più possibile la forbice del giovane pubblico acquirente?

Il gioco tuttavia soddisfa ancora anche i cultori più accaniti della saga, paradossalmente i più critici nei confronti del prodotto stesso, poiché nello script di Kazushije Nojima non mancano elementi fortemente ispirati. Questi però non riescono ad impregnare al 100% la trama, che risulta a tratti banale, fin troppo lineare e comunque di qualità altalenante. Si sente che il vento sta ancora cambiando. Si badi bene, la cosa non è di per sé negativa: il lato oscuro, infatti, doveva ancora emergere.

Ciò succederà, a detta della stragrande maggioranza dei Final Fantasy fanatici, in concomitanza con l’allontanamento da Square-Enix nientemeno che di Hironobu Sakaguchi. Final Fantasy si ritrova orfano del suo, forse, unico genitore, ed anche privato di tutta una gamma di artisti forse venutisi a trovare in disaccordo con la politica del nuovo consiglio di amministrazione, tra cui il Maestro Nobuo Uematsu – il quale continuerà a collaborare saltuariamente alla saga in futuro, ma in qualità di freelance indipendente con la sua società Smile Please.

Perché questo clamoroso divorzio? L’incompatibilità di carattere tra lo storyteller creatore di Final Fantasy e la rinnovata compagnia proprietaria del business videoludico in questione risulterà palese nel 2004.
Nel frattempo aveva tuttavia preso il via l’ambizioso progetto di PlayOnLine, il sistema di gioco, commercio e comunicazione via Internet a cui si rifà il primo MMORPG made in SquareSoft, Final Fantasy XI Online (2003); il mondo di Vanadiel merita certamente una approfondita trattazione a parte. Inoltre la Fantasia Finale ripete la sua incursione nel mondo dell’animazione con la serie in 25 episodi (sebbene dalla trama incompleta) Final Fantasy Unlimited, che segue la precedente esperienza di Final Fantasy: Legend of the Crystals, serie del 1994 composta da quattro OAV ambientati nel mondo di FF5; nonché una importantissima contaminazione in Kingdom Hearts, action-RPG per PS2 in cui i personaggi più conosciuti della saga interagiscono con l’universo Walt Disney. L’esito commercialmente positivo dell’esperimento videoludico, che varrà l’inizio di una nuova serie di successo, decreta il ruolo di sempre maggiore influenza del designer Tetsuya Nomura all’interno del team Squex che conta.

 

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