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Effetto Revival 005: Ratchet & Clank

Titoli del calibro di Pitfall, Super Mario Bros, Sonic, Superfrog, Rayman, Crash Bandicoot sono sicuramente impossibili da rimuovere dalle menti di ogni videogiocatore che abbia almeno una volta impugnato un pad o un joystick. Ma se sin dagli albori le meccaniche che regolavano la gestione di questi ammassi di pixel erano costituite semplicemente dal balzare agilmente da una piattaforma all'altra, con l'avvento del ciclone Super Mario 64 le cose iniziarono a mutare radicalmente. E per Insomniac fu impossibile restare impassibile dinanzi all'ennesima rivoluzione operata dal maestro Miyamoto.

di: Simone Cantini

Il platform è uno dei generi che più di ogni altro incarna l’essenza stessa del videogame, capace come è stato di coprire interamente la seppur recente storia di questo media che tanto amiamo. Titoli del calibro di Pitfall, Super Mario Bros, Sonic, Superfrog, Rayman, Crash Bandicoot sono sicuramente impossibili da rimuovere dalle menti di ogni videogiocatore che abbia almeno una volta impugnato un pad o un joystick. Ma se sin dagli albori le meccaniche che regolavano la gestione di questi ammassi di pixel erano costituite, proprio come dice il nome, semplicemente dal balzare agilmente da una piattaforma all’altra, con l’avvento del ciclone Super Mario 64 le cose iniziarono a mutare radicalmente, ribaltando tutto quanto l’evoluzione ludica si è portata appresso per venti e più anni.
E per Insomniac, il talentuoso team americano che da sempre accompagna le console Sony, fu impossibile restare impassibile dinanzi all’ennesima rivoluzione operata dal maestro Miyamoto

Fuoco alle polveri

Dopo essersi fatti le ossa grazie alla saga di Spyro, ospitata sulla defunta PSX, i ragazzi d’oltreoceano decisero di riversare le proprie capacità sulla neonata PS2, con l’intento di operare loro stessi una piccola, grande rivoluzione. L’idea di fondo era semplice quanto vincente: dare vita ad un pirotecnico e frenetico platform 3D, il tutto condito da una sapiente spruzzata di humour, un cast di personaggi decisamente azzeccati e carismatici ed un arsenale (cosa alquanto atipica per il genere) costituito dai più disparati e fuori di testa strumenti di offesa.
Queste le premesse che portarono, nel lontano 2002, alla nascita di Ratchet & Clank, il dinamico duo formato dal Lombax più famoso della galassia e dal piccolo robot dal misterioso passato. Il cocktail creato da Insomniac si riversò sul monolite nero come un fiume in piena, capace di far dimenticare velocemente le fiabesche ed oniriche atmosfere a cui ci aveva abituato la saga del draghetto viola. Tutto venne spazzato via in un solo istante da coloratissime città futuristiche, fabbriche in disuso e pianeti devastati da comiche guerre, in un pout pourri di ambientazioni capaci di rendere giustizia alle potenzialità della coppia di eroi digitali. Già, perché Ratchet & Clank si rivelò ben presto più di un semplice, per quanto curato, platform tridimensionale, dato che sotto la sua acrobatica superficie si celava anche uno shooter di tutto rispetto.
Difatti in questa nuova IP non era più sufficiente esibirsi in certosine evoluzioni, nel tentativo di aggrapparsi con successo alle eventuali sporgenze o di raggiungere quell’ultima dannata piattaforma che il più sadico dei level designer aveva deciso di rendere crudelmente distante. Per poter avere la meglio sul malvagio Drek, i giocatori avrebbero dovuto (soprattutto) dare sfogo a tutta la loro sopita indole blastatoria, utilizzando nella maniera più distruttiva possibile i più strampalati strumenti d’offesa messi a loro disposizione. Un ricco arsenale, capace di spaziare dal letale Morforaggio (in grado di mutare gli avversari in agguerriti polli), al singolare Cannone a Risucchio (come dice il nome stesso una sorta di raggio aspirante), passando per armi più canoniche come il Blastatore o il Guanto Mina. Una lezione, questa, che Insomniac avrebbe ripreso e sviluppato, non prima di averne smussato gli aspetti più comici, nel fantascientifico universo di Resistance.

Un cast stellare

Ma il successo della saga, capace di protrarsi per ben 11 capitoli (considerando anche i vari spin-off, tra cui vale la pena citare il simil-stealth incentrato sulla figura di Clank) e 3 console, oltre che nel riuscito mix di generi, è da ritrovarsi nel cast di personaggi che Insomniac è riuscita ad assemblare nel corso degli anni. Tutto ha i contorni di una sorta di compagnia virtuale, all’interno della quale ognuno è dotato di una distinta personalità e di una propria storia, una storia che è stata capace, episodio dopo episodio, di creare un mosaico tutt’altro che banale, dove ogni piccolo tassello, ogni piccolo indizio comparso nel corso delle varie avventure, è stato capace di trovare il proprio posto. L’universo della saga, difatti, non si è rivelato essere unicamente una banale scenografia, utile unicamente a giustificare uno spregiudicato spargimento di Bolt, ma si è dimostrato ben presto essere una realtà viva e pulsante. Piccole chicche come i vari telegiornali, che accompagnano il dipanarsi degli eventi, o spot fittizi, nei quali è possibile imbattersi, così come numerosi personaggi ricorrenti sono un chiaro indizio di come Insomniac non si sia limitata ad imbastire un qualsiasi canovaccio. Ha piuttosto scelto di creare un universo persistente, quasi una sorta di immensa Springfield digitale, dove ogni personaggio è dotato di un proprio ruolo e di una propria identità. Ecco quindi apparire il pavido ma sbruffone Qwark, l’eroe osannato dalle masse, capace di nascondere dietro a quella che potremo definire come una sapiente strategia di marketing, tutta la propria inettitudine. Oppure il diabolico Nefarious, il vero cattivo di tutta la serie, un essere meccanico che prova un viscerale odio per ogni creatura vivente al punto da cercare di tramutare ogni organismo in robot. O Darla Gratch, l’inviata ufficiale di Canale 64, sempre pronta a comparire in prima linea laddove la porti la notizia.
Inutile sottolineare, poi, l’importanza del duo protagonista dell’azione, una coppia di eroi dall’oscuro quanto, soprattutto Ratchet, triste passato: ultimo superstite dell’avanzatissima razza Lombax, il simil-felino dalle grandi orecchie è forse il personaggio che maggiormente ha subito una vera e propria evoluzione mano mano che la sua storia veniva raccontata. Capitolo dopo capitolo, la sua scanzonata figura di meccanico amante delle astronavi e delle esplorazioni è andata sfilacciandosi, lasciando intravedere brandelli di una personalità affatto scontata e piatta. Ogni colpo portato a segno, ogni Bolt raccolto, ogni pianeta visitato, ha finito con il mettere in luce il suo cupo passato, un passato fatto di solitudine e tristezza che il giovane Lombax finirà con l’affrontare (ed accettare) definitivamente all’interno di A Spasso nel Tempo, lo scoppiettante capitolo conclusivo della trilogia apparsa su PS3.
Ma Ratchet non è l’unico a mostrarci poco alla volta chi sia in realtà, dato che anche il piccolo Clank finirà con il calzare perfettamente il motto tanto caro ai suoi cugini Transformers: come per i giganteschi robot targati Hasbro, infatti, c’è molto più di quel che vedi. Da semplice spalla, il robot precipitato sul pianeta Veldin, nel corso dei vari episodi, infatti, non ha fatto altro che disseminare le proprie azioni di tanti piccoli indizi, utili a far capire al giocatore che l’involucro di XJ-0461 (questo il suo vero nome), nasconde molto più di un semplice ammasso di circuiti.

Domani è un altro giorno

Tale processo evolutivo, comunque, non si è limitato ad investire unicamente i protagonisti della saga, ma simile ad un sasso capace di increspare la superficie dell’acqua in tanti piccoli anelli, è andato a scuotere le fondamenta del gioco, finendo con il modificare profondamente il gameplay della creatura made in Insomniac. Questi cambiamenti sono visibili sin da Ratchet & Clank 2: Fuoco a Volontà, primo episodio della saga a presentare il sistema di upgrade delle armi che ha accompagnato sino ad oggi le avventure del duo. In Ratchet & Clank 3, invece, assistiamo alla comparsa (cosa assai inusuale se pensiamo a PS2) di una rudimentale modalità online, capace di impegnare i giocatori in sessioni di cattura la bandiera, assedio o più semplici deathmatch. Tale concetto è stato potenziato all’interno dell’episodio successivo, ovvero Ratchet Gladiator, interamente incentrato sulla modalità online, il quale può vantarsi di aver presentato anche una prima embrionale forma di modalità cooperativa. Nonostante la vincente idea di fondo però, complice l’immaturità dell’infrastruttura online messa a disposizione da Sony alla sua console più venduta di sempre, questo è risultato essere uno degli esponenti più deboli del franchise. Ma è sicuramente dalle ceneri di un simile titolo che Insomniac, grazie all’evoluzione subita dal network, ha partorito il concept che si staglia dietro l’imminente All 4 One, il nuovo episodio stavolta completamente dedicato al multiplayer cooperativo che farà il suo esordio nel tray di PS3 tra qualche giorno.
Certo, gli interrogativi che accompagnano questa ennesima iterazione del brand non sono pochi, dato che la saga ha da sempre il suo punto di forza all’interno della solida esperienza in singolo. Inoltre non è da sottovalutare l’impatto che le vicende narrate avranno all’interno della continuity: in fondo la risposta ad ogni interrogativo era già stata ampiamente fornita all’interno della trilogia next gen, una trilogia che ha trovato la sua giusta ed esauriente conclusione all’interno del già citato A Spasso nel Tempo. Chissà, forse All 4 One segnerà l’inizio di una nuova era per il duo (stavolta mutato in quartetto) di eroi, l’importante è che Insomniac si dimostri degna dell’affetto che i fan di questo atipico platform hanno da sempre dimostrato di covare.

 

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