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PlayStation 4: la nostra prova

Il tempo sembrava davvero non finire mai per tutta la schiera di appassionati che attendevano spasmodicamente l’avvento europeo di PS4. Assai stuzzicati dai commenti entusiastici degli acquirenti americani, ma anche lievemente spaventati dai primi segnali di malfunzionamento, gli utenti del Vecchio Continente sembrano aver accolto bene, al pari dei loro colleghi d’oltreoceano, l’ultima nata di casa Sony. E pure noi baldi redattori di Console Tribe non abbiamo saputo resistere al richiamo suadente della nuova creatura del colosso nipponico: sono passati quasi sette giorni dal nostro incontro e pare proprio giunto il momento di tirare le prime conclusioni in merito a questa relazione. Amore a prima vista, rapporto complicato, oppure semplice cotta passeggera?

di: Simone Cantini

Il tempo sembrava davvero non finire mai per tutta la schiera di appassionati che attendevano spasmodicamente l’avvento europeo di PS4. Assai stuzzicati dai commenti entusiastici degli acquirenti americani, ma anche lievemente spaventati dai primi segnali di malfunzionamento, gli utenti del Vecchio Continente sembrano aver accolto bene, al pari dei loro colleghi d’oltreoceano, l’ultima nata di casa Sony. E pure noi baldi redattori di Console Tribe non abbiamo saputo resistere al richiamo suadente della nuova creatura del colosso nipponico: sono passati quasi sette giorni dal nostro incontro e pare proprio giunto il momento di tirare le prime conclusioni in merito a questa relazione. Amore a prima vista, rapporto complicato, oppure semplice cotta passeggera?

Tutto qua?

Gli aggiornamenti firmware e software, croce e delizia della scorsa generazione made in Sony, sono uno degli aspetti che più ha stressato la voglia di immediatezza videoludica dei possessori di PS3. Simili più ad una tassa non richiesta, tali update hanno sempre rappresentato un freno improcrastinabile, rallentando in modo cospicuo l’avvio dei vari programmi. Fortunatamente, Sony sembra aver fatto tesoro delle lamentele dei propri acquirenti, snellendo in maniera impressionante il sistema di aggiornamento della propria macchina. Se si esclude il sacro rituale dello spacchettamento e della messa in moto, capaci da soli di portare via una decina di minuti abbondanti, solo una manciata risicata di istanti sono intercorsi tra la prima accensione e l’effettiva partenza della console in seguito all’installazione del firmware 1.51. Prima lieta sorpresa, non c’è che dire.

Espletate le formalità di turno in merito ad utenza e simili, si viene accolti dalla dashboard della console, una sorta di evoluzione minimalista della vecchia XrossMediaBar: due file sovrapposte, una (la superiore) dedicata a notifiche, trofei (che non è possibile ordinare in modo alfabetico), settaggi e a tutte le funzioni relazionali della macchina, mentre la seconda ospita invece le icone relative al software ed alle varie applicazioni multimediali. Se l’impatto estetico non è dei più esaltanti, però, a colpire positivamente è l’estrema reattività della dashboard, capace di passare con estrema naturalezza da una funzione all’altra senza incappare in fastidiosi caricamenti o tempi morti. Migliorata in maniera esponenziale anche la fruibilità del PlayStation Store che, seppur presentato in maniera immutata a quanto visto su PS3, permette adesso di essere consultato in maniera quasi istantanea, risparmiandoci gli eterni caricamenti che affliggevano il monolite nero. Aumentata inoltre la velocità e la stabilità del browser, anche se manca ancora il supporto a Flash e ad altri svariati plugin indispensabili per la visualizzazione di video. Tutto perfetto, quindi? Non proprio, dato che latita al momento la possibilità di raccogliere in un unico gruppo le icone dei vari programmi: un problema abbastanza ininfluente in questo periodo di lancio (complice la carenza di titoli), ma che rischia di diventare assai fastidioso con l’aumentare dei giochi presenti sulla console. Assenti, inoltre, le possibilità di personalizzazione della dashboard che, allo stato attuale, non supporta sfondi personalizzati. Niente che non possa comunque essere risolto dall’immancabile aggiornamento del firmware. Update che, con tutta probabilità, andrà in futuro anche a rimpinguare il set di comandi vocali disponibili, sfruttabili tramite un qualunque headset o la PlayStation Camera: al momento le possibilità sono ridotte all’osso e si limitano ad accendere e spegnere la console, oltre che ad avviare i vari software. Tutto funziona davvero bene, ma in fondo si tratta solo di un piccolo extra.

Silenzio in sala

E ora si gioca! E diciamo che sarebbe anche giunto il momento, visto che parliamo di una console. Certo che leggere i requisiti di installazione di Killzone: Shadow Fall (40 GB!) fa un po’ calare la smania, visti i recenti trascorsi che vedevano accavallarsi implacabili i minuti al cospetto di installazioni 5 o 6 volte inferiori. Però che next-gen sarebbe se si fosse limitata unicamente ad un restyling esteriore? Poco più di sessanta secondi sono trascorsi dal momento in cui abbiamo inserito il disco nel tray al caricamento del menu iniziale. E meno della metà del tempo è stato sufficiente a farci ammirare le prime sequenze di gioco, il tutto mentre la macchina proseguiva l’installazione in background e contemporaneamente scaricava il primo update relativo al comparto multiplayer. Emettendo, tra le altre cose, pochissimo rumore. La filosofia minimal che accompagna la dashboard sembra proprio aver attecchito anche a livello di sistema operativo, limitando in maniera drastica l’invasività di alcune operazioni sino a pochi mesi fa più fastidiose che efficienti. La volontà di operare senza arrecare disturbo all’utente si nota anche in fase di spegnimento della PS4: impostando la modalità stand-by è possibile continuare a scaricare patch e programmi anche a console spenta, oltre a permettere la carica del pad.

Evoluzione della specie

A poco più di 15 anni dal suo debutto ufficiale, il caro vecchio (e infamato) DualShock si ripresenta in una veste nuova fiammante, smussando difetti storici e rifacendosi il trucco per l’occasione. L’unico aspetto rimasto immutata è il feeling che, se abituati a maneggiare lo storico pad, risulterà immediato pur riservando qualche piacevole sorpresa. In primis colpisce la convessità degli stick analogici, adesso simili in tutto e per tutto a quanto già visto su Xbox 360 e decisamente più performanti a livello di grip. Migliorata anche la sensibilità degli stessi, adesso sensibilmente più rigidi e precisi, oltre che posti ad una distanza lievemente maggiore l’uno dall’altro rispetto a quanto eravamo abituati. Il maggiore spazio che intercorre è dovuto a quella che è forse la novità più importante del DS4: stiamo ovviamente parlando del touch pad. Al momento la nostra unica prova si è limitata a Killzone: Shadow Fall e, a dispetto delle comprensibili perplessità iniziali, il tutto si è rivelato ben integrato oltre che preciso e reattivo. Alla luce di ciò spiace constatare come non sia possibile utilizzarlo per comporre messaggi o navigare attraverso il browser web. Rivista, fortunatamente, anche la forma dei grilletti dorsali, anche essi concavi e meglio posizionati, ma sempre comunque un passo indietro rispetto alla concorrenza.

Piacevole, seppur non originalissima, l’integrazione di un piccolo speaker all’interno del pad. Elemento della discordia di questa revisione, comunque, rimane la light bar posta sulla parte frontale, utile per tracciare la posizione del pad in accoppiata con la PlayStation Camera (di fatto rende il DS4 identico ad un Move), ma che risulta leggermente fastidiosa in caso di scarsa illuminazione, data la presenza del suo riflesso sullo schermo TV. Le funzionalità di motion controller, comunque, sono risultate interessanti in fase di scrittura, dato che permettono di impiegare il pad come una sorta di puntatore, fattore che velocizza notevolmente l’inserimento di testi tramite la tastiera virtuale. Comoda aggiunta, inoltre, la presenza di un jack per cuffie direttamente integrata nel pad, mentre è completamente da rivedere il posizionamento dei pulsanti Share ed Options (bye bye Select…), decisamente poco comodi da raggiungere. Sony sembra, quindi, avercela messa tutta per migliorare, senza snaturare troppo, il suo storico controller, peccato che abbia trascurato un dettaglio fondamentale: la batteria, almeno in queste nostre prime sessioni, ha mostrato una brutale tendenza al prosciugamento rapido, non spingendosi mai oltre le 7 ore di durata. Un dettaglio non da poco per un pad wireless…
Giudizio rimandato, invece, per quanto riguarda la nuova versione della già citata PlayStation Camera, che al momento risulta impiegata unicamente dall’applicativo preinstallato The Playroom, una sorta di tech demo interattiva dalla dubbia utilità: una versione tecnologica del vetusto Pong, da giocare tramite le funzionalità mobili del DS4 e due insipidi esperimenti di realtà aumentata non valgono al momento il prezzo del biglietto.