Hands-On

Prey

di: Simone Cantini

A volte ritornano, verrebbe quasi da dire parlando di Prey, visto che l’ultima volta che abbiamo letto e giocato questo nome è stato ben 11 anni fa. Tanto tempo è difatti passato da quando Human Head sviluppò questo particolare FPS, caratterizzato all’epoca da un gameplay quanto mai atipico per gli shooter del periodo e focalizzato sull’utilizzo di un corposo set di poteri, capaci di modificare a piacimento dell’utente l’approccio ludico. E chi meglio dei ragazzi di Arkane, viste le similitudini con il loro Dishonored, poteva prendere in mano le redini di questo reboot?

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Apri gli occhi

La nostra recensione si farà attendere ancora qualche giorno, ma grazie all’interessante demo disponibile da qualche giorno sugli store digitali è già stato possibile gettare uno sguardo preliminare alle meccaniche e alla narrativa che faranno da sfondo a Prey. Dopo aver scelto il sesso di Morgan Yu, figura attorno a cui ruoteranno le vicende di gioco, ci risveglieremo nel suo appartamento, pronti per recarci presso la sede della Transtar per prendere parte ad una sessione di non meglio precisati test, sotto l’occhio vigile di nostro fratello. Ovviamente la banalità non è mai di casa nel mondo dei videogame, quindi il più consueto degli intoppi verrà dopo poco a bussare sulla spalla di Morgan: preferisco, in questa sede, non andare troppo oltre, visto che l’incipit di Prey riesce in una manciata di minuti a generare una piacevole confusione nella mente del giocatore, grazie ad una trama che sembra nascondere molto più di quanto non appaia nelle prime battute. E qua mi fermo, che ho già detto troppo. Posso solo dilungarmi un attimo dicendo che le sensazioni provate in questa prima ora mi hanno fatto tornare alla mente Bioshock, Dead Space e Deus Ex, ognuno rievocato da elementi molto differenti tra loro. L’opera Irrational fa capolino all’interno della struttura della mappa di gioco, divisa in comparti stagni raggiungibili attraverso paratie, sia per la narrativa che lascia la porta aperta a moltissimi dubbi. Anche il capostipite della serie Visceral riecheggia in tale concezione dello spazio di gioco, ma anche le entità nemiche che affronteremo non possono non far tornare in parte alla mente i necromorfi. Il set di poteri ottenibili, invece, strizza più di un occhio al brand nato dalla mente di Warren Spector e, visto il gunplay non proprio eccezionale, sembrano essere loro i veri protagonisti di questo Prey. Suddivisi in tre categorie distinte e sbloccabili attraverso alcune particolari iniezioni oculari, permetteranno a Morgan di sviluppare abilità in grado di hackerare i vari terminali, riparare apparecchiature, incrementare la propria forza e molto altro ancora, permettendo di modellarlo a nostro piacimento. La struttura sembra non essere necessariamente lineare, in perfetto stile Dishonored, con mappe in grado di sposare i più vari approcci che, non necessariamente, richiederanno l’uso delle armi. Il che, visto l’abbozzato gunplay sperimentato, non può che essere un bene: le due bocche da fuoco provate (una pistola silenziata e un fucile in grado di sparare una schiuma paralizzante) si sono rivelate, difatti, assai rozze da gestire, di certo non in linea con i canoni attuali della maggior parte degli FPS. Fa comunque prepotentemente capolino l’idea che l’obiettivo di Arkane non sia quello di inserirsi in questo abusato filone, pertanto aspettiamo di provare il codice definitivo prima di esprimere giudizi netti in questo senso: in fondo anche l’immenso Bioshock peccava un po’ sotto questo aspetto, ma sappiamo tutti che gioco pazzesco si è rivelato.

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Potenza sotto tono

Il Cryengine è un motore decisamente performante, ma anche avido di risorse, questa oramai è una situazione nota. Ciò nonostante stupisce, alla luce di quanto ottenuto sulle attuali console, la resa visiva complessiva di questo Prey, non proprio eccezionale dal punto di vista meramente estetico. Il tutto, pur presentando una discreta mole di dettagli, risulta estremamente asettico e lineare, ben lungi dallo stupire gli occhi del giocatore. Resta da capire se si tratta di una scelta voluta oppure di un reale limite del gioco, ma è fortunatamente innegabile come la situazione si rifletta in maniera positiva sulla fluidità generale, capace di attestarsi su livelli discreti. Così come pregevole è il comparto audio, forte di una colonna sonora calzante e di un doppiaggio in italiano ben recitato.

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L’incipit di Prey mi ha lasciato moderatamente soddisfatto, grazie principalmente ad un setting di sicuro intrigante e condito da una buona dose di mistero. Peccato per un gunplay non certo eccezionale ed una resa estetica non certo esaltante, a cui fa fortunatamente da contraltare la fluidità generale. Resta da verificare il reale impatto dei poteri nell’economia complessiva, così come la promessa varietà di approcci e la bontà di una narrativa apparsa da subito in ottima forma. Ancora pochi giorni e ne sapremo finalmente di più.