Hands-On

God of War

di: Simone Cantini

A dispetto di quanto scritto solo poche settimane fa, non nego di come i dubbi che il nuovo God of War è stato in grado di causarmi in questi mesi fossero davvero difficili da accantonare. È per questo motivo che mi sono fiondato con estrema curiosità, mista ad un innegabile senso di piacere, all’evento organizzato da Sony qualche giorno fa in quel di Milano. Qua ho avuto l’occasione di mettere le mani su di una corposa demo del nuovo titolo Santa Monica, oltre che di poter scambiare quattro chiacchiere con il gentilissimo Cory Barlog. Poi sono tornato a casa con il cuore decisamente più leggero.

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Uguale ma differente

No, non vi racconterò nulla in merito alla narrativa attorno al quale si svilupperà God of War, sia perchè mi sembra doveroso dedicarle ogni attenzione in fase di recensione, sia perchè la demo non è di certo stata sufficiente per farsi un quadro completo di quella che sembra una situazione davvero complessa. Mi limiterò a dirvi che gli interrogativi disseminati lungo questo breve percorso lastricato di sangue sono stati molti, primo tra tutti quello che porta a chiederci se quello che controlliamo sia davvero il Kratos che abbiamo imparato a conoscere. L’occasione è stata invece l’ideale per prendere confidenza con il rinnovato combat system che, non lo nego, ha reso necessario qualche minuto in più del previsto per essere domato. Il motivo non è da ritrovare in una sua complessa implementazione, quanto negli automatismi che nel corso degli anni ci hanno visto affrontare ogni God of War nella medesima maniera: dite addio allo spamming selvaggio del tasto Quadrato, visto che adesso gli attacchi saranno gestiti attraverso i due dorsali destri. Questi ci permetteranno di effettuare la classica combo attacco leggero/pesante, a cui si potrà abbinare la possibilità di lanciare la nostra fidata ascia. A vederlo da fuori tutto sembra molto più pesante che in passato, complice anche la struttura più ristretta degli scontri, ma una volta impugnato il pad il feeling è risultato quello brutale che abbiamo imparato ad amare nel corso degli anni. A cambiare è solo l’approccio alla lotta, per certi versi più raffinato e tattico, e che ci porta a dover dosare in maniera più misurata la nostra furia combattiva, scegliendo di volta in volta il bersaglio più idoneo alla nostra attuale situazione. Ad ampliare il fattore strategico interviene la già citata possibilità di scagliare la nostra arma: questa può essere richiamata in qualsiasi momento, trasformandola in una sorta di boomerang che andrà a colpire nel suo percorso di ritorno tutti gli avversari che si frapporranno tra noi e lei. Lanciare e colpire un avversario, per poi spostarsi e ferire in seguito al richiamo altre forze nemiche, si è rivelata una tattica utilissima in presenza di un numero più elevato di creature ostili. Da un certo punto in poi le nostre capacità belliche potranno beneficiare del supporto di Atreus, invero una sorta di vero e proprio attacco supplementare, che con il suo arco può attirare su di se l’attenzione degli avversari, lasciandoci il tempo di finire chi abbiamo sotto mano, oppure di colpire alle spalle i suoi bersagli. Si tratta, a ben vedere, di una serie di cambiamenti davvero radicali, ciò nonostante (con mio genuino stupore, devo confessare) il feeling trasmesso è il medesimo di sempre, e pur tenendo conto del rinnovato punto di vista e l’assenza della possibilità di saltare, si capisce subito che quello che abbiamo tra le mani è un God of War a tutti gli effetti. E a riprova di ciò ci hanno pensato un paio di boss battle, di cui una davvero estenuante, che pur lasciando al momento in disparte le gigantesche creature viste in passato, hanno messo sul piatto una costruzione dello scontro davvero interessante.

Punte di diamante

Pur trattandosi di un hack’n slash, il nuovo lavoro dei ragazzi di Santa Monica non rinuncia a proporre alcune leggere digressioni. Queste sono costituite dai classici puzzle ambientali, utili sia per proseguire nell’avventura che per mettere le mani su collezionabili o sui classici forzieri che la saga ci ha fatto conoscere nel corso degli anni. Non mancano anche alcune esili bivi, che almeno in questa prova sono serviti unicamente a rimpolpare il nostro deposito di materiali. Questi saranno indispensabili per poter usufruire di una delle grandi novità introdotte dal team, ovvero il crafting: grazie al nano Brock potremo creare o potenziare l’equipaggiamento di Kratos ed Atreus, ma per capire nel dettaglio il funzionamento di questa nuova feature toccherà attendere la versione finale del gioco. Ciò che è apparso sin da adesso in forma smagliante è, invece, il comparto tecnico della produzione che, sulla PS4 Pro in cui era ospitata la demo, è risultato decisamente sontuoso: la definizione e la ricchezza della messa in scena è impressionante, così come la realizzazione dei modelli principali (anche se continuo a non digerire il visage di Atreus) e le loro animazioni. L’illuminazione, grazie all’implementazione dell’HDR, rappresenta una delle più potenti dimostrazioni di forza bruta che sia stato possibile ammirare in questa generazione. Ottime impressioni le ha garantite anche il comparto audio, con le musiche curate da Bear McCreary a cui si accompagna un doppiaggio italiano di eccellente fattura. Spiace notare l’assenza dello storico doppiatore di Kratos, ma va detto che l’inedita voce calza a pennello con la sua nuova caratterizzazione.

Che dire, ero arrivato sul luogo dell’evento carico di dubbi, che sono aumentati mentre mi sono seduto ad osservare gli altri colleghi giocare. Fortuna che tutto si sia dissolto come neve al sole una volta impugnato il pad: Kratos è tornato, con un nuovo vestito più elegante rispetto ai rozzi ma affascinanti stracci con cui si era affacciato sulle nostre console, ma resta sempre dotato di tutta la sua devastante furia spartana. Certo, due ore e mezzo sono poche per esprimere un giudizio definitivo, ma anche solo essere rassicurati con una calda asciata in mezzo alle scapole, a volte, non può fare altro che piacere.

Quattro chiacchiere con… Cory Barlog