Hands-On

Code Vein

di: Simone Cantini

Nonostante l’indubbia importanza, anche a livello europeo, che riveste il consueto appuntamento autunnale con Lucca Comics and Games, le novità videoludiche presenti in fiera nell’edizione appena conclusa si potevano davvero contare sulle dita di una mano monca, dato che la manifestazione sembra sempre più guardare al mondo degli esport. Questo ha portato, a dispetto degli anni precedenti, ad un netto ridimensionamento delle novità testabili tra le mura della città toscana, ma tra queste poche non ha mancato di attirare la nostra attenzione Code Vein, interessante nuova variazione del genere soulslike ad opera Namco Bandai.

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Sentirsi a casa

La demo presente all’interno dello stand dedicato al publisher nipponico ci ha permesso di testare, per una manciata di minuti, il core gameplay di Code Vein. Ovviamente, trattandosi di una sessione a tempo (15 minuti), è stato pressoché impossibile farsi un’idea più precisa della narrativa che sarà alla base del titolo, pertanto non abbiamo ulteriori elementi da aggiungere a quanto già rivelato negli ultimi mesi. A catturare l’attenzione ci ha pensato, invece, l’offerta ludica della produzione nipponica, che non fa davvero nulla per nascondere la propria natura: Code Vein ripropone, difatti, la struttura tipica dei soulslike, sia per quanto riguarda lo schema dei comandi, sia per ciò che concerne la gestione dei fendenti e della morte del personaggio. Presenti i consueti due attacchi, normale e pesante, il cui utilizzo è demandato ai pulsanti frontali del pad piuttosto che ai più canonici grilletti. Ovviamente implementato anche il dodge roll, indispensabile per sfuggire rapidamente ai fendenti avversari e che, come i colpi del nostro personaggio, sarà soggetto ad un’oculata gestione della barra della stamina. Si tratta di un set di comandi molto immediato da padroneggiare, specialmente se si è pratici del genere, e che si è rivelato estremamente reattivo e fluido, molto più simile ad un NiOh che ad un qualsiasi souls targato From Software. A sparigliare leggermente le carte in tavola ci pensa il comando della parata, al quale è possibile accoppiare una delle varie armi presenti nel gioco, ognuna delle quali avrà un effetto peculiare sugli avversari. Nulla da dire, invece, per quanto riguarda la morte del personaggio e l’accumulo di risorse utili al level up che, seppure non sia stato possibile testare nella demo, non si comportano affatto in maniera dissimile a quanto sarebbe lecito aspettarsi: il game over porta al respawn degli avversari, con conseguente ripresa della partita dal checkpoint, mentre sul luogo della nostra dipartita ritroveremo il consueto bottino accumulato uccisione dopo uccisione. Sarà interessante notare come saranno gestiti, e quale peso avranno, gli NPC alleati: nella demo era presente un personaggio femminile armato di fucile, il cui aiuto si è rivelato decisamente utile durante tutta la sessione di giocato. Resta da capire quale peso avranno nell’economia generale di Code Vein, ma già questo piccolo antipasto fa ben sperare riguardo il loro impiego.

Non vende sogni, ma solide realtà

Pur privo di reali sorprese, Code Vein si è dimostrato sin da subito molto solido nelle meccaniche, per quanto fortemente derivative. Ci sono però alcuni aspetti che, almeno per quanto visto nella demo, non convincono pienamente: si parte con il design delle creature ostili, invero non molto incisivo e carismatico, così come il layout dello stage attraversato. Il dedalo di caverne in cui abbiamo mosso questi primi passi, difatti, non ci è apparso particolarmente originale, pur presentando una mappa di gioco intricata quanto basta, tra strapiombi letali, camminamenti sopraelevati, cunicoli e spazi più ampi. Da approfondire il comportamento del bestiario, dato che la quantità e la qualità delle creature incontrate, per quanto agguerrite e numerose, non ha evidenziato particolari picchi creativi. Si tratta quasi sicuramente di una scelta ponderata, utile a non rendere inutilmente frustrante la demo, pertanto ci riserviamo di esprimere giudizi definitivi non prima di aver incrociato nuovamente il pad con Code Vein. Buona, invece, la gestione della telecamera che, pur a dispetto di alcune situazioni anguste, non ha prestato il fianco a marcate criticità. Anche sul versante grafico non si sono evidenziate particolari pecche, grazie ad una scena nitida e pulita, a cui si accompagna una fluidità generale che non ha mostrato segni di rallentamento, anche se resta da capire su quale versione di PS4 girasse il codice.

Il primo incontro giocato con Code Vein è andato tutto sommato bene, anche se avaro di clamorose ed inaspettate sorprese. Il nuovo titolo Namco Bandai ha tutta l’aria di essere un soulslike solido, anche se al momento privo di marcati guizzi in grado di elevarlo al rango di innovatore del genere. La prova ci ha comunque restituito sensazioni più che positive, che speriamo vengano confermate man mano che ci avvicineremo alla release finale del gioco, fissata ovviamente per il prossimo anno.