Anteprima

Doom

Possono bastare quattro lettere a cambiare il corso della storia videoludica? Beh, tutto dipende da quali sono e dal modo in cui vengono ordinate, oltre che da chi si incarica di incasellarle ordinatamente una di fianco all’altra. Diciamo che tutto viene più facile se a tessere le fila di questa marcia ordinata troviamo i nomi diJohn CarmackJohn RomeroTom Hall e id Software e, soprattutto, se il risultato di questo lavoro fornisce come risultato la parola Doom. Del nuovo capitolo di quello che può essere considerato il padre degli FPS (Wolfenstein ci perdonerà) se ne parla da anni e molti, il sottoscritto compreso, speravano già di vederlo in azione già lo scorso anno, in seguito all’annuncio di una beta scomparsa dal radar. Finalmente, però, i dubbi si sono dissipati e presto sarà di nuovo il momento di falciare senza pietà ingenti quantità di demoni.

di: Simone Cantini

Possono bastare quattro lettere a cambiare il corso della storia videoludica? Beh, tutto dipende da quali sono e dal modo in cui vengono ordinate, oltre che da chi si incarica di incasellarle ordinatamente una di fianco all’altra. Diciamo che tutto viene più facile se a tessere le fila di questa marcia ordinata troviamo i nomi diJohn CarmackJohn RomeroTom Hall e id Software e, soprattutto, se il risultato di questo lavoro fornisce come risultato la parola Doom. Del nuovo capitolo di quello che può essere considerato il padre degli FPS (Wolfenstein ci perdonerà) se ne parla da anni e molti, il sottoscritto compreso, speravano già di vederlo in azione già lo scorso anno, in seguito all’annuncio di una beta scomparsa dal radar. Finalmente, però, i dubbi si sono dissipati e presto sarà di nuovo il momento di falciare senza pietà ingenti quantità di demoni.

Ritorno al passato

Anche se oramai era nell’aria l’attesa presentazione della nuova fatica targata id Software, non nego di aver accolto con un gridolino di soddisfazione il primo trailer di gameplay del nuovo Doom diramato nel corso della conferenza Bethesda. Certo, i timori di uno snaturamento di quello che è da sempre stato il più semplice, concettualmente parlando, degli shooter in soggettive era forte. Oramai pare una moda consolidata quella che vuole rendere a tutti i costi attuale ogni tipologia di gioco: peccato che sin troppo spesso tale definizione finisca con il rendere tutto banale, piatto e sin troppo semplificato. Eppure sono bastati i primi minuti di giocato, quelli immediatamente successivi all’apparizione del primo Imp per spazzare via tutto e far spuntare il più sadico dei sorrisetti: Doom è tornato, in tutta la sua folle e cruenta brutalità. Però, come può una manciata scarsa di attimi di gameplay rassicurare l’animo di un vecchio player come il sottoscritto? Beh, la risposta è tutta nell’immediatezza che da sempre contraddistingue la creatura di Carmack e soci: in Doom si spara perché sì, punto e basta. Addio complesse infrastrutture narrative che tentano, sin troppo spesso vanamente, di giustificare l’accozzaglia di corpi crivellati da proiettili. Qua è sufficiente sapere che i demoni sono tornati e, ovviamente, tocca a noi sterminarli e riportare a casa la pellaccia: mors tua vita mea, una definizione che ben illustra i dettami di fondo che sin dagli inizi contraddistinguono Doom. E a noi piace così.

Piombo e sangue

Si spara e pure tanto, ma quando siamo delle macchine da guerra imbottite da un quantitativo di bocche da fuoco il cui peso sfiancherebbe un elefante è difficile giustificare altre azioni. Ovvio che tutto sembri quanto mai banale, ma anche la banalità, se ben infiocchettata, può avere un suo perché: tutto risiede nella maniera in cui viene presentata. E di sicuro non mancano esempi negativi in questo senso, casi in cui non è sufficiente riprendere un nome storico e riproporlo pedissequamente per incontrare il favore di vecchi e nuovi fan (Duke Nukem Forever anyone?). Da quel poco intravisto, almeno per ora, Doom pare aver capito la lezione impartita dal suo diretto concorrente, riproponendo sì il caro vecchio massacro indiscriminato, ma calando il tutto in contesto decisamente più moderno, comparto tecnico in primis e sposando in pieno le caratteristiche splatter che hanno decretato il successo della mod Brutal Doom. Effettivamente, messa così, il tutto sembra discostarsi davvero ben poco dall’ultima, triste, comparsata del Duca, relegando il motivo di tali lodi a mere questioni di feeling che soltanto chi conosce bene la saga id è in grado di percepire: è buffo constatare come un titolo tanto basilare come concezione celi al suo interno un’essenza di difficile esplicitazione. Per citare un vecchio spot, mi verrebbe da dire sarà l’aria, sarà l’acqua, sarà il caffè, un mix di elementi tutto sommato semplici che, però, sapientemente miscelati in dosi corrette sono in grado in dare vita ad un qualcosa di decisamente appagante. Ed in questo anche l’atmosfera, che è parte di quell’esperienza di gioco imprescindibile per ogni buon fan di Doom, gioca un ruolo fondamentale. Poco importa che ci si trovi all’interno di una base lunare, uno sperduto avamposto marziano o nelle viscere dell’inferno: bastano solo pochi passi per respirare e sentirsi avvolti in maniera quasi soffocante da una familiare atmosfera disturbante. In una sola parola, Doom.

Si capisce che questo atteso scorcio di gameplay mi ha entusiasmato come non mai? Magari il tutto si rivelerà un flop colossale, indegno anche solo di essere accostato al trittico passato, ma la fiducia in id (e Bethesda ovviamente) è alta. In fondo non stiamo forse parlando dello stesso publisher che è stato capace di rivitalizzare con sapienza un’altra IP storica del calibro di Wolfenstein? A questo punto, giusto per corroborare un po’ l’attesa che ci separa dall’uscita effettiva del gioco, ma anche per dare un senso ad una sottoscrizione che mi porto dietro da oltre un anno, non resta che attendere il lancio della beta di gioco. Magari, alla fine della fiera, tutto il mio elaborato castello di speranze verrà distrutto con colpo di shotgun. Anche se mi auguro ardentemente che siano i miei dubbi ad essere disintegrati sotto i colpi furiosi di un Revenant.