DLC

Destiny: I Signori del Ferro

di: Marco Licandro

Siete ancora qui, dopo ben due anni dall’uscita di Destiny, innovativo MMOFPS che nel bene o nel male ha cambiato la concezione del genere sparatutto online. Avete portato luce nella galassia, sconfitto un padre ed un figlio, affrontato raid con amici e sconosciuti, vi siete gettati nel crogiolo, affrontato gli assalti con altri due guardiani, grindato come se non ci fosse un domani, e probabilmente, o forse anche no, avete persino raggiunto il faro.

E, come appunto detto, siete ancora qui.

Dopo tre espansioni, arriva finalmente un nuovo DLC chiamato I Signori del Ferro, che andrà ad espandere il vostro titolo di guardiano reclamandone uno nuovo, andando alla scoperta di un passato tenuto nascosto per molto tempo, e riscoprendo vecchie sfide ormai considerate superate. Lanciatevi con noi nella nostra recensione.

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Destiny Pro

Non è facile mantenere l’attenzione di un pubblico vasto così a lungo. A due anni dall’uscita di Destiny sono usciti svariate decine di giochi, dei quali anche free to play, atti a richiedere tutta la vostra attenzione. Per questo motivo Bungie sa bene che i giocatori che andranno a mettere mano al nuovo DLC non sono altri che, in realtà, quelli che non se ne sono mai andati.

Ed è per questo che il level cap rimarrà invariato, ma i nemici saranno costanti al 42. Nuovo equipaggiamento e nuove armi, una nuova facciata alle mappe esistenti, stessi nemici ma infetti, potenziati. E ancora nuove scoperte, e con esse nuove domande. Tornano sfide che pensavamo aver lasciato indietro nell’Anno I, più impegnative e allo stesso tempo familiari. L’intelligenza artificiale sembra ormai conoscere le proprie debolezze, sfruttandole contro di noi e portando i nemici a nascondersi dai nostri occhi da cecchino quando essi sono privi di scudo.

Tutto di questa espansione lascia pensare ad un Destiny che punta dritto al target. Non ai nuovi arrivati, che riceveranno un oggetto per raggiungere immediatamente il livello 40, ma per i guardiani che sono sempre rimasti in gioco, offrendo loro un livello di difficoltà più alto, giocando sull’effetto nostalgia con ingegno, rinnovando, offrendo sfide conosciute ma giocate all’inverso per offrire varietà, e portando nemici in luoghi che pensavamo fossero immuni. Aumenta il livello della luce, ma anche quello richiesto per i Cala la Notte che si espande a 360, così come quello per le stesse giornaliere, che andranno a richiedere molto più impegno che in passato. Un nuovo, difficile, Raid a 370 di luce chiamato Furia Meccanica, nonché nuovi segreti che richiedono la community per essere svelati.

Una qualità nella narrazione tra le migliori fino ad ora, ed una progressione ben presente e facile da comprendere, con tanto di libro dei momenti del trionfo disponibile da sfogliare per tracciare e tenere d’occhio le sfide ultime. Nuove mappe per il Crogiolo e nuovi assalti, l’introduzione delle partite private e di una nuova modalità Supremazia, e per concludere ci ritroveremo anche degli ornamenti per le armature, perché Bungie sa bene quanto teniamo alla personalizzazione del nostro personaggio, affinché risalti da tutti gli altri guardiani. Ma salvo un rinnovamento generale ed il giocare sull’effetto nostalgia, c’è qualcosa di effettivamente nuovo?

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Siamo alla frutta

Nonostante la qualità indiscussa delle nuove introduzioni, Bungie sembra andare al risparmio riutilizzando elementi presenti nei vecchi dlc, introducendo sì delle novità, ma peccando sulla quantità. Non vi sono nuovi pianeti, ritrovandoci nuovamente su vecchie mappe, aggiornate per l’occasione, ma oramai superate e che senza ombra di dubbio sanno di già visto. La possibilità di aggiornare armi ed armatura a livelli più alti, farà felici alcuni e scontenti altri, che speravano in una quantità di nuove armi più alta, e sicuramente più efficaci o memorabili. Gira e rigira ci ritroviamo sempre punto e da capo. Arriva un nuovo DLC e ci lanciamo subito nella modalità campagna, salvo che questa volta essa sia realmente breve (parliamo di tre ore in media, quattro se ve la prendete comoda), per poi essere sepolti da missioni secondarie. Giunge un nuovo raid, tornano le sfide di Osiride, e via a grindare per salire di livello e trovare nuovo equipaggiamento, ed eccoci, a neanche qualche ora dall’inizio della nuova espansione, a camminare nuovamente nel tunnel di Destiny, senza che questo vari di un minimo o offra effettivamente qualcosa che dia nuova esperienza al titolo.

Dal lato artistico, la colonna sonora è semplicemente ineccepibile, portando al massimo l’essenza intrinseca di Destiny, con tutte le sue sensazioni ed esaltando l’aspetto epico delle stesse. Come già detto, anche la qualità della campagna, seppur breve, è davvero alta, in particolar modo nella missione finale di cui non faremo spoilers e lasceremo a voi la soddisfazione di scoprirla. Evocativa anche la nuova zona sociale, che includerà anche un’attività secondaria amata e al contempo odiata, che permetterà ai giocatori di “uscire” finalmente dai margini della mappa e arrampicarsi su per la montagna tramite salti millimetrici e acrobazie, più per il gusto di farlo che per un effettivo premio. Ma salvo questo, la sensazione è che Bungie abbia effettivamente finito le sue carte e le stia semplicemente mescolando, in attesa di un Destiny 2 che dai rumours sembra voler essere un gioco completamente nuovo, più che una semplice grande espansione.

Per concludere

L’impressione finale è quella di un DLC che va ad allungare il brodo, rappresentando più un sunto di ciò che è stato l’Anno I e l’Anno II, riproponendo vecchie mappe e vecchi nemici sotto una nuova luce, aggiungendo un nuovo raid e toccando delle corde più che altro nostalgiche al giocatore, ma senza però introdurre effettive novità al gameplay, come potrebbero esserlo nuovi pianeti o aumentare il level cap che rimane fisso a 40, risultando quindi una sorta di capitolo d’intermezzo, destinato più ai pro che ai nuovi arrivati, che si ritroverebbero effettivamente svantaggiati e con una valanga di contenuti da affrontare, il tutto nell’attesa di un seguito che ormai sembra essere necessario per portare un po’ di aria fresca al titolo.